di Irene Auletta

Cos’è la normalità? Difficile dirlo e forse proprio per questo a me risulta ancora più immediata la percezione di sentirsi fuori luogo proprio grazie all’attraversamento di esperienze comuni. Il momento della vacanza in fondo è uno di queste e spesso sembra sottolineare quelle sfumature che nella quotidianità tendono a scomparire o ad apparire più sbiadite.

Appena arrivati in montagna ci cimentiamo con il repertorio delle tue variegate reazioni, con cui conviviamo non facilmente da sempre e che evidenziano il tuo modo di reagire alle novità e al cambiamento. Il dettaglio rimane nella protezione della nostra storia ma le reazioni altrui, come uno specchio impietoso, ci riflettono nel loro sguardo. 

E’ malata? Si sente male? Avete solo lei? Che peccato!

Io e tuo padre ci sosteniamo a volte anche con una buona dose di cinismo perchè in talune circostanze questo nostro mondo parallelo assume tinte assai fosche e a tratti bizzarre. Le cose apparentemente più semplici diventano immediatamente diverse e la scommessa continua è trovare sempre nuove strategie per non soccombere e per trovare rinnovati equilibri possibili.

Penso lo stesso guardando fotografie estive di tante altre famiglie con i loro figli disabili e dietro ogni risata, immagine simpatica e riflessi di bellezza, intuisco quel non detto a noi assai familiare che mi pare importante non smettere mai di proteggere dall’invadenza del facile giudizio.

Che peccato! Rifletto su quell’espressione ascoltata tante volte e che negli anni ha assunto sempre nuove tonalità. Molti di quelli che parlano con leggerezza del bello della differenza temo siano assai lontani da molte storie analoghe alla mia e sovente lo fanno comodamente affacciati dal loro balcone che non vorrebbero mai immaginare differente.

Io credo al contrario che non smarrirne i costi, che rimangono altissimi, sia una via per non rimanerne schiacciati e per imparare a gustarne quelle peculiarità che diventano la bellezza della nostra normalità. Quel tu, noi, vita che è esattamente questo e che, tra burrasche e quiete, ci definisce, nel riso e nel pianto. Tanto, tantissimo nelle nostre risate.

E così ho trovato una risposta, che ho già messo nella valigia per il mare.