di Igor Salomone

C’è chi, come me, ha perso la mamma tanti anni fa. Altri la stanno accompagnando nel percorso difficile della demenza che gliela toglie, lasciandola lì. Poi c’è chi può contare sui gesti di un’altra madre, quella dei propri figli e, magari, della madre di quella madre. Qualcuno, forse molti, deve accontentarsi di un saluto veloce e immateriale partito dall’altro capo di un continente o di un oceano. Tanti l’hanno ancora intorno, assaporandone la prossimità o maltollerandola.

Le madri sono ovunque: nei ritratti sulle mensole, negli oggetti che hanno usato per una vita e ora sono lì, inutilizzati, a parlarti di loro, nei cassetti colmi di biancheria ben piegata, negli odori, nei sapori e nei rumori di casa vecchi e nuovi, nelle braccia che ti hanno protetto e nelle braccia nelle quali cercherai protezione per tutti gli anni a venire, nelle lacrime asciugate e in quelle versate, nello sguardo dei tuoi figli e in quello di te figlio.

E siamo fortunati, Luna, ad avere al nostro fianco chi ce le ricorda tutte, ogni giorno, sempre.