Nel tentativo di rispettare i tuoi tempi e di non scivolare in quello che facilmente diventa un confronto di forza fisica o relazionale, ti seguo per casa proponendoti ogni tanto di terminare quello che abbiamo iniziato da oltre un’ora.
Io continuo nelle mie faccende e tu mi osservi ogni volta che mi allontano per occuparmi di altro. Spesso mi segui nella stessa stanza e mi accorgo che questo nostro scambio è diventato un gioco. Tu che non vuoi fare quello che ti propongo e me lo dimostri con tutto il tuo corpo e io che faccio finta di rinunciarci rivolgendo altrove il mio interesse.
Ogni tanto ti inseguo per casa ridendo e tu stessa ricambi aumentando in contemporanea quella scomposta camminata veloce che è il massimo della tua corsa possibile. Ridi perché ora è ancora più chiaro il gioco e ad ogni piccolo rumore non manca la pausa, da grande curiosa quale sei, per sbirciare dallo spioncino della porta di ingresso cosa sta accadendo fuori casa.
In questi momenti c’è profumo di serenità e i nostri scambi diventano racconto. Ti guardo sorridente e non posso fare a meno di esprimere con le parole la comprensione delle tue e delle mie ragioni.
Ti capisco figlia perché vivi in una torre isolata dove raramente riesco a raggiungerti. Ti ammiro per quella tua meravigliosa tenacia e per la voglia di non rinunciare, ancora e ancora. Ti guardo e mi guardo, ogni volta, in questa nostra danza claudicante che ad ogni incerto passaggio cerca possibilità nuove per assaporare attimi di armonia.
Guardandoti attraverso altri specchi vieni sovente definita oppositiva e fino a qualche anno fa ci soffrivo ogni volta. Oggi ne raccolgo un valore differente nella possibilità di guardarti nei tuoi variegati riflessi. Io preferisco questi di ricerca, di scoperta e di curiosità. Me lo hai insegnato anche tu e ogni giorni ci proviamo, insieme.
Nel frattempo in casa sembra scoppiata una bomba dal caos che regna sovrano, è quasi ora di pranzo e tu sei sotto la doccia perché me lo hai chiesto con una chiarezza che non ho potuto non accogliere.
Sai che faccio Luna? Ora ci scrivo un post per te, per me e per tutte quelle madri e figli che, ogni giorno, cercano passi nuovi per le loro speciali danze.
Feb 04, 2017 @ 17:34:01
Mi hai commosso, ti voglio bene perché scrivi quello che senti e lo capisco così profondamente, come se anch’io lo vivessi con te. C’è tanta speranza in quello che dici e il mondo che vivi con Luna è che un frammento di paradiso.
Penso, a quanti genitori hanno figli normodotati e spendono per loro il tempo necessario per vederli diventar grandi e poi accorgersi che non li conoscono. Penso, che nonostante gli immensi limiti e le mancanze, le ansie e le aspettative irraggiungibili, tu sei riuscita là dove questi genitori non sono riusciti. I figli che non si vivono non si sono mai adottati. Sono stati generati da quei genitori e li hanno “allevati” ma non li hanno mai conosciuti.
Quanta ricchezza in questa vostra “claudicante danza” quanto silenzioso dialogo e comprensione e fusione. La “Luna” è raggiungibile con te. Grazie che ci rendi partecipi sempre.
Feb 04, 2017 @ 17:52:54
Ora tu hai commosso me Martina! 🙏 Grazie di cuore perché li mi hanno raggiunto le tue parole e grazie anche per le riflessioni che esporti altrove, in quei territori educativi che mi/ci sono tanto cari
Ragioni allo specchio | Cronachepedagogiche
Feb 05, 2018 @ 09:23:06
Feb 10, 2018 @ 21:43:44
passi nuovi per le danze speciali…..
cerco di rispettare i tuoi tempi…
scambi che diventano racconti c’è’ profumo di serenità.
fantastico, Luna è cosi preziosa per voi che sicuramente lo sa.
Non riesco ad esprimere cosa sento dopo aver letto le tue riflessioni ,
sono sicuramente felice di scoprire come un genitore sappia amare una figlia
e come siano poetici i racconti che parlano di lei.
Un ENORME GRAZIE anche a Igor per la sua generosità.