di Igor Salomone
Di ritorno dal San Raffaele. Più che un ospedale, un misto tra un alveare, un centro commerciale e un labirinto. Esami di controllo per mia figlia.
Terminato il da farsi, andiamo a recuperare la macchina in un parcheggio sotterraneo da film dell’orrore con moltitudini di persone che vi si aggirano alla ricerca della propria auto se non dei propri cari smarriti tra corridoi segnalati con una logica imperscrutabile.
B13. Trovato! saliamo e ci dirigiamo verso l’uscita. Sbarra, ticket precedentemente vidimato alle casse automatiche inserito, luce rossa, la sbarra non si alza. Ci riprovo più volte variando il verso di inserimento. Alla fine mi decido e pigio il bottone per le informazioni.
“Mi scusi, ma sono all’uscita e la sbarra non si alza”
“Non si alza perché sono scaduti i 15 minuti che aveva a disposizione dal momento del pagamento al momento dell’uscita”
15 minuti che ho trascorso divertendomi in una simpaticissima caccia al tesoro.
“E quindi…?”
“Quindi deve tornare giù alla cassa, pagare la differenza, rividimare il biglietto e poi può tornare su e uscire”
“Mi perdoni, ma io sono davanti alla sbarra dopo la rampa, non posso tornare indietro…”
“Lasci lì l’auto, scende paga la maggiorazione e torna su in due minuti”
“…ma in auto c’è mia figlia disabile, mica posso lasciarla qui da sola…”
“Questo è un ospedale e ognuno ha i suoi problemi…”
Ecco, appunto, quello è un ospedale, dunque è facile che sulle auto non ci siano atleti nel pieno della loro forma, ma pazienti appena dimessi, bambini, disabili, anziani. Che hanno 15 minuti esatti per recarsi dalle casse automatiche al parcheggio, trovare l’auto, salire, sistemare eventuali carrozzelle, trovare l’uscita, arrivare alla sbarra e inserire il ticket.
Se non fanno a tempo, cavoli loro, le regole sono regole e se il biglietto è scaduto tornano giù a pagare la differenza.
Sono contento di essere stato al San Raffaele oggi. Ogni tanto ho bisogno di ricordarmi perché non mi fido delle grandi organizzazioni e le detesto: sono piene di logiche stringenti che nell’insieme formano un sistema idiota. Probabilmente il parcheggio è appaltato a qualche società esterna. Del fatto che sia situato in un ospedale non potrebbe fregargliene di meno. E all’ospedale che il parcheggio sotto il proprio culo non tenga conto di essere sotto il culo di un ospedale, frega ancora di meno.
“Mi perdoni ma io non posso lasciare mia figlia disabile da sola in auto mentre scendo a rifare il biglietto”
“Non posso farci nulla, io sono qui da sola”
“Certo che può fare qualcosa, mi mandi qualcuno a risolvere il problema”
“Sono sola non c’è nessuno e devo rispondere agli altri utenti”
“Faccia una telefonata al suo responsabile e gli faccia presente che questa situazione è assurda. Io di qui non mi muovo”
A quel punto mi stavo veramente incazzando. Prendo il telefono in mano e cerco il centralino del San Raffaele. Ero deciso a farmi passare un responsabile qualsiasi a costo di arrivare sino a Berlusconi. Perché c’è una cosa che non tollero più della stupidità delle organizzazioni: la stupidità che inducono negli operatori che le abitano. Non tutti per fortuna, sulla mia strada ho incontrato moltissimi ottimi operatori di buon senso. Ma quando vedo l’ottusità delle regole riflessa nell’ottusità dello sguardo, mi incazzo.
Non solo io e mia figlia ci troviamo in una situazione assurda, praticamente in stallo, senza poter andare né avanti né indietro, ma mi tocca pure sorbirmi il pistolotto pedagogico dell’addetta alle informazioni: l’errore è stato mio, non dovevo superare il quarto d’ora a disposizione e ora il problema me lo dovevo risolvere io. Ma ti pare?
Mentre smanetto con l’iPhone alla ricerca della gola di qualcuno da azzannare, arriva un tipo con i guanti da lavoro che mi chiede due euro e mezzo per il conguaglio dicendomi che l’aveva mandato l’operatrice delle informazioni. Pago, richiamo l’operatrice per confermare e farmi aprire la sbarra, nuovo pistolotto pedagogico.
“Si rende conto che ho dovuto mandare un uomo delle pulizie per risolverle il problema?”
Evito di infierire rispondendole che quindi un sistema per venirmi in aiuto l’aveva trovato, dunque poteva fare quello che aveva negato di poter fare. Inoltre la sbarra me l’ha alzata lei, dunque il magico bottone era sotto il suo controllo. Era così difficile dirmi: ha ragione signore mi rendo conto che la sua è una situazione incresciosa, abbia pazienza un attimo che trovo qualcuno e lo mando da lei e regolare la questione? Figurati. Invece rincara
“Ora devo fare anche rapporto per questa faccenda”
“La ringrazio per l’aiuto che mi ha dato, ma sia così gentile da far presente alla sua organizzazione, invece di difenderla inutilmente, che queste regole sono stupide”
Sono contento di essere stato al San Raffaele oggi. Se avevo bisogno di un esempio per capire che il senso non sta nelle singole scelte ma nelle loro connessioni, in assenza delle quali ogni sistema decisionale è fondamentalmente cieco, non potevo trovare di meglio.
Vedrò di farlo sapere anche al San Raffaele. Magari aiutatemi se avete i contatti giusti.
Mag 28, 2016 @ 10:27:17
oddio Igor…un’incubo sarebbe stato per me…comunque…non ti fermare fai tu un bel rapporto a chi di dovere e spero che tu trovi persone giuste per far si che certe situazioni assurde non si creino più e che il sistema di automazione con tutte le sue regole del cavolo cambi.. Un articoletto su un giornale??? Sarebbe ideale
Mag 28, 2016 @ 15:17:51
Scusatemi x gli errori grammaticali o di scrittura, ma…stavo con il cellulare e il correttore se ne va per fatti suoi.
Mag 29, 2016 @ 12:09:15
L’ufficio cui rivolgersi è l’URP ( ufficio relazioni con il pubblico)
Mag 29, 2016 @ 13:34:04
Lo farò grazie
Mag 29, 2016 @ 15:09:05
Stesso funzionamento al San Gerardo di Monza… parcheggio a pagamento vicino all’ospedale… se superi i 10 minuti per uscire dopo aver pagato scatta la maggiorazione… io, per fortuna, ho trovato una persona intelligente che ha capito che ho perso qualche minuto non perché mi stessi prendendo un caffè al bar ma perché la persona che accompagnavo era in stampelle… risultato: spiegato il problema, l’addetto mi ha aperto la sbarra senza farmi pagare di più… ma sono stata fortunata…
Mag 30, 2016 @ 10:26:54
E’ semplicemente pazzesco! Siamo in Italia non siamo mica in Germania dove tutto ha una logica ed i sistemi funzionano meglio. Siamo al top per la burocrazia e per rendere complicata la vita ai cittadini!!!!
Mag 30, 2016 @ 11:39:14
e capitato anche al sotto scritto.
ricevendo delle risposte stupide che mi hanno fatto sentire uno sciemo,perche in 15 minuti non ho trovato l’auto,
il pargheggio e una risorsa che fa soldi.
assurdo è che non ci sono interlucotori e responsabile di tutte queste lamentele.
filippi marco
Mag 30, 2016 @ 12:45:02
a me è successo lo stesso…persa cercando l’auto con bambini piccoli al seguito….
un’indecenza
Mag 30, 2016 @ 21:32:00
Oltre all’urp invia la comunicazione alla direzione sanitaria… direzione.amministrativa@hsr.it
Oppure se hai la pec
direzione.amministrativa@hsr.postecert.it
Mag 30, 2016 @ 23:16:22
Grazie!
Mag 31, 2016 @ 03:27:12
Mag 31, 2016 @ 10:43:32
Quando la buona volontà ammantata da un incarico nel quale qualcuno ha l’autorità per dirti No, produce, come direbbe Otto Scharmer (Presencing Institute), un effetto che nessuno desidera.
Un complesso di reazioni socio emotive ha sicuramente fatto maturare l’addetta alla sbarra, che probabilmente per la prima volta nella sua vita si è trovata a ricollegare il lavoro con la realtà umana; questo ci dà la sensazione di come tutti, più o meno, affrontiamo la realtà: diamo per scontato che le regole nelle quali viviamo siano immanenti al sistema, per come siamo abituati a vederlo e viverlo.
Mag 31, 2016 @ 10:49:30
sì luca, è proprio così: diamo per scontata l’immanenza delle regole, come fanno i pesci con l’acqua dell’acquario…
Mag 31, 2016 @ 11:29:19
Posso però (notare il “però”) aggiungere per come l’hai raccontata, Igor, che hai perso un’occasione, preoccupato del tuo problema, per fare evolvere la consapevolezza della persona a non gestire il tuo caso come un’eccezione ma come una probabile disfunzione di sistema più estesa di come l’ha probabilmente capita l’addetta.
Se tu avessi fatto ciò (spero che tu poi l’abbia fatto), lei, diventata più consapevole si sarebbe messa in moto perché nel suo ambito non si dovessero più creare situazioni anche per lei spiacevoli dal punto di vista umano.
Spesso anche noi siamo chiusi nel nostro mondo e nel momento della crisi non riusciamo a portare dentro anche coloro che sembrano essere dei carnefici e che invece sono solo gli alfieri di un sistema rudimentale che non riesce ad includere quelle che sembrano eccezioni ma che spesso invece sono intere fette di realtà marginalizzata (uso una terminologia un po’ sofisticata, mi spiace ma è appropriata) da chi crede di guidare il sistema, non per sua colpa ma proprio perché essendo marginalizzata, non appare e non ha voce.
Mi fermo a scrivere queste poche righe aggiuntive proprio perché quello che scrivo sia esso stesso (in un certo senso, tautologicamente) un esempio di non lasciar cadere le cose ma di includere anche le realtà che noi stessi marginalizziamo: in questo caso l’addetta della sbarra! 🙂
Mag 31, 2016 @ 11:31:45
e chi legge e commenta un articolo che sto leggendo e di cui forse perderò le tracce tra due gironi!
Mag 31, 2016 @ 11:57:14
Mah, Luca (nota il “mah”…), hai ragione quando dici che in quelle situazioni è importante non perdere l’occasione per dare un contributo all’evoluzione del sistema. E’ proprio ciò che ho tentato di fare facendo presente all’addetta che 15 minuti erano un tempo troppo assurdo e che occorreva trovare altre soluzioni per far fronte a situazioni come la mia. Che non poteva chiedermi di lasciare sola mia figlia per andare a rifare il biglietto e che avevo bisogno lei trovasse un’altra soluzione.
Infine l’ho ringraziata per aver trovato l’uomo delle pulizie che è salito a prendere il 2 euro e cinquanta della differenza e ho concluso pregandola di riferirlo ai suoi superiori perchè il problema non era solo mio.
Certo, non gliel’ho detto così…ero incazzato e il mio tono era duro. Di più non sono riuscito a fare, visto che il mio istinto sarebbe stato mandarla a quel paese e divellere a forza la sbarra…
E questa è casa mia | Cronachepedagogiche
Giu 06, 2016 @ 10:50:17
Giu 23, 2016 @ 21:07:02
Credo in questi casi convenga veramente incazzarsi. Prima cosa chiedere il nome all’interlocutore che a quel punto cambierà il suo atteggiamento e dopo aver cercato di risolvere il problema “pacificamente” cominciare ad alzare la voce ed incazzarsi nel vero senso della parola. Far capire all’interlocutore che conosci bene i tuoi diritti e che non accetti prevaricazioni da nessuno ! Anche minacciare (e poi farlo veramente) di mandare lettere ai più diffusi quotidiani italiani. Visto anche che tu che contribuisci a pagare il suo stipendio. Una cosa che queste organizzazioni temono molto è senz’altro la pubblicità negativa.