Gita fuori porta, di quelle che sperimentiamo spesso e che grazie alla curiosità e perseveranza di tuo padre ci fanno scoprire ed esplorare luoghi sempre nuovi e a tua misura.
Oasi naturalistica, tra percorsi nel verde e con la presenza di vari animali. Mentre vicino ad un recinto osserviamo delle piccole tartarughe ci troviamo a fianco di un ragazzino intorno ai dieci anni che saltellando finisce inavvertitamente sui piedi della madre.
Lo vedi che sei proprio uno stupido! Tu non sei normale, dice di scatto la signora. In quel momento mi guarda, ti guarda e con un po’ di imbarazzo si scusa dicendo che ha reagito d’istinto. Vorrei dirle che dovrebbe scusarsi con suo figlio e non con me ma abbozzo un mezzo sorriso intenta a osservare i movimenti delle piccole tartarughe e provando a non farmi disturbare dall’interferenza.
Appena ti allontani in direzione di tuo padre mi raggiunge un altro frammento di conversazione che vede protagonisti sempre la stessa coppia madre e figlio. Lo vedi che davvero non sei normale! Per colpa tua ho fatto una figuraccia con la signora e con quella poverina.
Ricordo di quando ancora bambina ho rischiato una punizione per essermi rivolta a mia sorella dandole dell’oca. Non ti voglio più sentire parlare a tua sorella in questo modo, tuonò il mio babbo. Sembrano passati secoli.
L’eccesso di parole ormai ci travolge ogni giorno insieme ad un sacco di stupidaggini, non sensi e bizzarre interpretazioni. Ogni tanto sono davvero stanca e mi accorgo che, in silenzio, al tuo fianco mi ossigeno di bontà.
Ma dai non essere sempre la solita esagerata, sono solo battute! Me lo sono sentita dire tante volte e può essere che su alcune questioni io abbia anche i nervi un po’ scoperti. Eppure la mia anima pedagogica frigge avvertendo anomalie che vanno ben oltre quello che può ferirmi o infastidirmi come madre.
Raccolgo ogni giorno, da insegnanti, educatori o da operatori sociali, segnali di limiti relazionali che vengono continuamente oltrepassati in una sorta di escalation di cui ancora si fatica a vederne la fine. L’ultima cosa che mi interessa fare è puntare il dito verso qualcuno o in direzione di qualche strano fenomeno sociale.
Mi piacerebbe però, e tanto, che gli adulti si fermassero ad ascoltare più spesso ciò che dicono quando parlano con i bambini e i ragazzi, perché sono proprio loro che ci stanno restituendo sfiducia e un grande senso di smarrimento.
Ogni figlio e ogni generazione, come di fronte ad uno specchio magico, prima o poi restituisce immagini. Io, con la mia, ci faccio i conti ogni giorno.
E voi?
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