Ho concluso di recente un corso di formazione rivolto ad operatori sociali protagonisti di una sperimentazione pluriennale di percorsi di vita adulta per persone con disabilità. I panni che ho indossato in quel luogo sono quelli comodi della mia professione di formatore, che spesso mi scaldano di fronte ad alcune correnti gelide che attraversano contesti analoghi, soprattutto quando si parla di disabilità.
Se poi il tema è anche quello dell’autonomia e dell’ esplorazione di percorsi di vita indipendenti, è praticamente inevitabile che si parli del ruolo delle famiglie e, nei tanti anni di lavoro, devo confermare che le madri, nelle parole e nelle espressioni non verbali degli operatori, hanno in assoluto il primato di rompiscatole.
Durante la discussione, ricca e interessante in molte sue sfumature, un’operatrice che interviene parlando di una madre, inizia a farne così un primo identikit. La signora è decisamente una rompiballe, è di quelle madri molto passionali mi pare lucana. Segue una breve pausa, come di una riflessione in corso.
In pochi secondi mi vedo. Oddio sono io! Ma vengo salvata da un terzo elemento e da una virata nel contenuto. Però questa madre ha anche oltre settant’anni e forse dobbiamo imparare chiederci più spesso cosa celano tanti comportamenti odiosi perchè, secondo me, la fatica a lasciare i figli e a separarsi da loro, spesso è accompagnata da un grande dolore.
E l’incontro si conclude con toni e contenuti sempre più positivi, tanto da farmi nutrire quella rinnovata speranza che il mio lavoro, nel suo piccolo, possa servire ogni giorno anche per aiutare tante persone disabili e altrettante famiglie.
Con questo spirito vengo a prenderti, nel nuovo centro dove hai trascorso gli ultimi giorni di una fase di valutazione circa un tuo possibile inserimento futuro, proprio lì.
Ti aspetto all’ingresso e vedo sfilare madri e figli che quasi un po’ si assomigliano, non tanto nei tratti genetici ma nello stile. Faremo la stessa impressione anche noi due? Il taglio dei capelli, gli abiti, i colori?
Ti sento arrivare prima di vederti perchè riconosco quel tuo modo di strisciare i piedi mentre cammini. Mi guardi, ma subito sposti lo sguardo e mi passi oltre. Lo so amore, è così quando non ce la fai ad incontrarci subito. Dopo due parole veloci usciamo e sul pianerottolo provo a fermarti negli occhi. Mi colpisce subito la tua espressione, tra il perso e il confuso, insieme a quel movimento rigido che non c’entra nulla con la tua volontà.
Sento il magone che mi stringe la gola ma resisto e provo ad avvicinarmi dicendoti piano che anche le esperienze belle, quando sono nuove, fanno tanta paura. Anche alla mamma. Sono qui, scendiamo le scale solo quando vuoi, mamma aspetta.
Pian piano ti avvicini e quando ti lasci andare nel mio abbraccio sento i tuoi abituali tremori aumentare di intensità. Sai cosa ti dico? Dobbiamo farci un piccolo regalo, di quelli che piacciono tanto a noi. Cosa possiamo fare? Lo dico ad alta voce ma so bene che l’idea spetta a me, mentre combatto tra i pensieri razionali che non perdono un colpo e le emozioni che danno colpi al cuore.
Ed eccoci qui, nel tunnel del lavaggio auto, a ridere di quell’esperienza che ti piace ogni volta e ci fa sentire in una bolla di sapone mentre ti racconto una storia con le facce, di quelle che ti fanno sempre ridere.
Il peggio è passato. Siamo quasi a casa quando mi accorgo del mio viso umido.
Dic 12, 2014 @ 07:14:27
Mentre ti leggevo anche a me e’ venuto un groppo alla gola!
Un abbraccio a tutte e due
Alla vostra vicinanza che ha una forza e insieme una delicatezza davvero speciale 💝
Dic 12, 2014 @ 07:17:31
Condividiamo anche i groppi cara Luigina che forse sono l’altra faccia di quelle belle risate che da tanti anni accompagnano con calore la nostra amicizia e i nostri incontri
Dic 13, 2014 @ 19:57:04
assumere sia il ruolo di formatore di operatori sociali, che di mamma di una persona disabile…per molti versi, può essere complicato, ma credo che…proprio per questa ragione tu sia…una persona speciale perchè in te questi due ruoli sono come pezzi di mosaico, che s’incastrano l’uno all’altro e insieme si completano.
Dic 13, 2014 @ 20:13:14
vero Paola, a volte sembrano quasi incastri magici tra fatiche e possibilità inattese … nel complesso per me è un bel valore!