silenziosa lunadi Irene Auletta

Ogni volta che mi sento ripetere come a tutti i ragazzi della tua età succedano esattamente le stesse cose mi pizzica la pelle. È una storia vecchia, solo che nel tempo, è cambiata l’età e la tua esperienza è sempre più distante da quella di gran parte dei tuoi coetanei.

È normale se si oppone, si sa, l’adolescenza. Vabbè, questa può passare. Ma, quando un po’ preoccupata per una tua nuova esperienza, mi sono sentita dire che tutti i ragazzi non raccontano nulla di quello che vivono fuori casa, ho dovuto proprio trattenermi e ingoiare una pietra.

Cioè, com’è possibile che non si veda la differenza tra un ragazzo che sceglie di omettere o tacere e uno che, non solo non può raccontare perché non ne è in grado, ma che il fatto stesso di poterlo fare è lontano anni luce dalle sue categorie comunicative?

Siamo isole lontane, perse in un mare di non senso alla ricerca delle nostre piccole possibilità  per dirci e capirci. Ti guardo mentre dormendo mi appari all’inseguimento di qualcosa. Come sarà andata e cosa avrai pensato trovandoti in un nuovo ambiente con persone sconosciute?  È vero che in quel  posto ci sei stata un paio di volte con  babbo, ma cosa ci fai in quel luogo a te così poco familiare?

Dobbiamo sempre sperare nel racconto altrui e non per aneddoti stratosferici ma per quelle piccole cose che passano inosservate ai più. Avrai mangiato? Sarai andata in bagno? Sarai riuscita a farti capire se qualcosa non ti è piaciuta o se ti ha dato fastidio?

Gli occhi sotto le palpebre chiuse si muovono di continuo e anch’io chiudo quasi istintivamente i miei  sperando in un contatto magico, magari in un sogno. Lontane anni luce e vicinissime, è il nostro destino.

Mi ritorna alla mente  il verso di leopardiana memoria. Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai, silenziosa luna? Sorgi la sera, e vai, contemplando i deserti. Indi ti posi.

E io, sono qui ad aspettarti. Sempre.