Gran dibattito oggi su Fb a proposito di quello che è successo al seggio dove ha votato Berlusconi tra le tre donne a torso nudo che hanno inscenato una protesta e le forze dell’ordine. Mi ha aiutato a chiarirmi le idee per poi parlarne qui nella prospettiva della Difesa relazionale.
Tralascio dunque i discorsi sulla presunta messa in scena, o quelli sulle regole di ingaggio che costringerebbero i poliziotti a fare quello che hanno fatto. Non mi interessano. Il punto, come sempre, non è neppure giudicare chi ha torto o chi ha ragione, ma cosa può insegnarci quell’episodio sulla difesa e sulla violenza.
Per questo occorre tornare ai fondamentali della difesa.
Primo: difendere qualcosa a costo di mettere in pericolo o distruggere quello che si sta difendendo, non ha alcun senso
Cosa stavano difendendo i poliziotti presenti al seggio? L’ordine pubblico verrebbe da dire. Ora, tre donne che strepitano a torso nudo fanno più “disordine” pubblico di un tot di uomini in divisa che le afferrano (malamente), le strattonano, le trascinano via, le sbattono a terra? non credo. L’intervento della Polizia ha creato molto più caos di quanto non ne creassero le tre manifestanti. E questo è un fatto.Altri potrebbero sostenere che il poliziotti erano lì per difendere il politico importante presente e che è sempre a rischio sicurezza. Bene.
E se le tre signore fossero state un diversivo? Chiunque avrebbe potuto approfittare del caos creato dal corpo a corpo ingaggiato dagli agenti per attentare alla sicurezza dell’importante politico presente. E questo è un altro fatto.
A voler essere sofisticati, occorrerebbe ricordare che le Forze dell’Ordine, hanno il compito istituzionale di difendere sempre e comunque non qualsiasi tipo di “ordine”, ma l’ordine democratico. E difendere l’ordine democratico pestando di santa ragione chi protesta, sia pure in modo improprio, non mi pare aiuti a difendere l’ordine democratico. E questo è un principio. Di quelli a cui far riferimento sempre.
Quindi, a prescindere dal fatto che la responsabilità sia di poliziotti incapaci o mal addestrati oppure da strategie operative evidentemente discutibili, resta che quell’episodio fa mostra di una “difesa” pericolosa che mette a rischio invece che mettere in sicurezza.
Per lo meno non dovrebbero farlo le forze cui è stata delegato il monopolio dell’uso della violenza al solo scopo di assicurare la difesa collettiva.
E’ del tutto evidente che i comportamenti dei poliziotti sono stati di gran lunga più violenti della pur sostenuta violenza verbale delle manifestanti. In questo modo si rischia di produrre un’escalation. Se intorno a quel seggio ci fossero stati gruppi di attivisti inclini all’uso della forza, sarebbe scoppiato un tumulto. Questo non è il modo di mantenere l’ordine pubblico.
Naturalmente nella difesa occorre anche tener conto delle minacce potenziali, non solo della violenza espressa in modo manifesto. Per questo ingaggiare un corpo a corpo con quelle donne è stato un errore: ha distolto risorse e attenzione al dovere di mettere in sicurezza la situazione nel suo complesso. Che pericoli potevano nascondere quelle manifestanti a torso nudo? Evidentemente nessuno. Dunque la reazione è stata sproporzionata, ha alzato la quota di violenza e ha messo a repentaglio tutti i presenti.
In quella situazione, per come è stata gestita, il nemico erano le tre manifestanti e quello da difendere Berlusconi. Con questa mentalità non andiamo lontano.
Difendere è giusto, ma occorre farlo nel modo giusto. Difendere a qualunque costo, invece, significa accettare a priori la possibilità di farlo nel modo sbagliato
Quindi se qualcuno, a maggior ragione se è un pubblico ufficiale, pensa di dovermi difendere a qualunque costo, sappia che non sono d’accordo e mi difenderò dalla sua pericolosa protezione.
Feb 25, 2013 @ 19:30:49
non avevo ancora visto questa foto – sulle maggiori testate, stamattina, ne girano ben altre e assai più ” neutre ” – sono basita, e condivido tutto quanto commentato. grazie per questo post!
Feb 25, 2013 @ 19:45:02
Feb 25, 2013 @ 22:47:18
D’accordo su tutta la linea Igor. E molto in sintonia sul mio modo di intendere la nonviolenza e la difesa nonviolenta come tentativo di ridurre il più possibile la quota di violenza dentro il conflitto (ma di questo abbiamo dibattuto a lungo in passato).
Altre considerazioni andrebbero fatte sulle forze dell’ordine ma mi sa che uscirei dalla difesa relazionale.
Mar 19, 2013 @ 08:37:52
Il tuo ragionamento non fa una piega Igor.
Oltretutto il mio timore maggiore è che questo tipo di “approccio” possa diventare sempre più comune, ben aldilà delle forze dell’ordine.
Una specie di “il fine giustifica i mezzi”, quando poi il fine non è neanche ben chiaro o condivisibile, da parte di chi ha il manganello dalla parte del manico.