Ci sono frasi che ci colpiscono, persistendo nella nostra memoria e gironzolando dentro di noi alla ricerca di un luogo quieto. Stavo leggendo qualcosa a proposito del lavoro sul corpo e delle arti meditative quando ho incrociato una delle tante riflessioni intorno al respiro, al nostro rapporto con esso e alla possibilità di sentirsi e di stare in sua compagnia.
Non ci avevo mai pensato al respiro come compagno di viaggio, come uditore delle mie gioie o delle mie preoccupazioni. Eppure, solo a dedicarci un attimo di attenzione, ognuno di noi può realizzare come di fronte ad una tensione sentiamo un peso sul petto, come un dolore ci chiude la gola e come, a volte, i momenti di gioia arrivano fino in fondo alla pancia.
In tutti questi movimenti il nostro respiro è complice di come stiamo e, andarlo a ripescare come amico, mi pare proprio un bel suggerimento.
Da quando dedico tempo ad un lavoro sul mio corpo, mi ritrovo spesso ad accorgermi quando il mio interlocutore sta trattenendo il respiro, quando ha quello che comunemente chiamiamo fiato corto, quando la voce non è fluida. Di mezzo ci sono sempre le emozioni e certamente non è sufficiente lavorare solo sul respiro, però è un interessante punto di partenza. Per me è sempre un invito e una possibilità a volgere lo sguardo verso di noi, a sentire come stiamo, come ci stiamo ponendo di fronte ad una determinata circostanza.
In sostanza, negli anni, ho imparato ad apprezzare i cambiamenti che posso attivare in me stessa e molto spesso come riflesso, ho osservato anche il mutamento di alcune relazioni che mi circondano.
Siamo poco abituati a prendere tempo, a fare pause, a lasciar andare a ….respirare. Lo sappiamo.
Ogni giorno mi impongo momenti di tregua e sempre di più riesco a rubarli alla frenesia dell’esistenza. Tutto questo ha tanto a che fare anche con l’educazione e con la mia professione. Quando i genitori, ma soprattutto le mamme, mi raccontano delle loro corse sento l’affanno nelle parole e nelle relazioni. Ogni tanto mi ritrovo a consigliare piccoli momenti di silenzio e mi immagino le scene possibili.
Mamma, ma cosa stiamo facendo qui in silenzio e senza fare nulla? Ci ascoltiamo amore.
Nov 15, 2012 @ 10:14:23
Bellissimo Irene! E per me il respiro oltre ad essere l’espressione di tutti i cancelli emozionali nei modi che decidiamo di aprire o chiudere, determina realmente il modo in cui “scegliamo” di stare. E l’ho virgolettato perchè la scelta non è tra le più facili ed è una scelta molto poco mentale. Perchè qualsivoglia stato emotivo è rappresentato in modo pressochè totale da una serie di manifestazioni fisiche, di cui la dinamica respiratoria è la chiave di volta. Il grande inganno cui siamo soggetti e che l’emozione sia una sorta di stato unicamente mentale che ci capita, dipendentemente dagli avvenimenti della vita; pensare invece ad uno stato emotivo come insieme di reazioni del corpo a livello di variazioni dell’assetto, del grado di tono muscolare, di rilascio di sostanze, di apertura / chiusura dei segmenti verso l’esterno varia di molto le possibilità di approccio alla gestione di ogni stato possibile dell’essere. Malinconia, depressione, felicità, rabbia, paura, tenerezza hanno bisogno di passare attraverso di noi nella materia che siamo, organizzandola in modo da potersi manifestare. Dopo e solo dopo l’emotivo sarà buttato nel cognitivo e ci diremo “oggi sono triste”, “oggi sono felice”. Ed è il buon vecchio respiro a produrre la possibilità di questi modi: il diaframma nel rilasciare questa pulsazione che è il nostro riverbero di quella di tutto il macrocosmo in noi, decide se la schiena sarà quella in estensione del felice o quella accasciata del depresso, decide quanto passa alle innervazioni viscerali e se saremo pronti per un pasto sereno o se dovremo fronteggiare un momento drammatico. Decide quanto veicoliamo in ogni distretto corporeo come piacere o come reazione di attacco e fuga.
Ecco perchè il tuo invito all’ascolto è splendido e secondo me è un cardine di buon approccio alla vita: perchè non impedirà all’emozione di manifestarsi nella sua pienezza; non impedirà all’emozione di attraversarci offrendoci tutto il bagaglio che porta con sè e che determinerà il nostro cammino… Impedirà solo, probabilmente, che qualsivoglia stato dell’essere si àncori a noi abbarbicandosi alla nostra espressione, limitando il passaggio dello stato successivo. Quale sia. Ecco perchè la scelta non può essere sull’emozione in sè, ma sull’ascolto di essa.
Grazie e buon respiro a tutti!
Vale
Nov 15, 2012 @ 10:53:33
Caspita Valerio,
il tuo commento ha tutta la pienezza e ricchezza di un nuovo post e trasmette un’arte di cui tu sei certamente maestro.
Da profana, ho buttato lì pensieri che sento hai valorizzato con il tuo sapere e la tua lunga esperienza e di questo, davvero ti ringrazio.
Buon respiro a te e un caro saluto, Irene
Nov 17, 2012 @ 11:50:24
Che dire…se non ancora una volta grazie! Per questo post e per i commenti!
Mentre li leggevo non ho potuto fare a meno di “ascoltare il mio respiro”, come piano piano in queste settimane sto imparando a fare.
É davvero una porta importante, che può prenderci “per mano” e guidarci a vedere quelle parti di noi che siamo così poco abituati ad ascoltare.
Grazie per avermelo ancora una volta ricordato!
Nov 18, 2012 @ 08:49:01
Che bello leggervi e ritrovare percorsi che a volte non mi concedo come leggittimi, e che ritrovo qui come possibili, con un respiro di sollievo! 🙂