In questi giorni è impossibile non essere raggiunti da video o commenti che richiamano quanto accaduto in una scuola padovana, a seguito dell’intervento della polizia che ha coinvolto un bambino di circa 11 anni. Non è necessario indicare link o post perchè con una semplicissima ricerca si viene immediatamente travolti dall’inondazione che arriva da ogni angolo del web. Ci si perde a leggere articoli di quotidiani, post e commenti ai post. Il riflesso è quello di questo momento storico che, tra l’alternarsi di toni moderati e infiammati, fa emergere senza pietà un modo di comunicare fatto di insulti, accuse, punti esclamativi che si rincorrono con toni tronfi.
Non voglio entrare nel merito della questione specifica perchè, anche come addetta ai lavori, so bene quanto sono delicate alcune questioni e quanta complessità c’è dietro alla banalità di tante comunicazioni un po’ pret-a-porter.
Mi preme invece non farmi travolgere da queste modalità di dire, informare, comunicare e non solo perchè mi trovano in disaccordo, ma perchè mi portano a chiedermi in modo ricorrente cosa passano e trasmettono insieme ai contenuti stessi. Quanta tensione, aggressività, sfiducia nelle istituzioni e nei confronti delle persone che ne fanno parte.
Mi piacerebbe che si potesse discernere ciò che può far scattare un video da ciò che invece è possibile dire, commentare, conoscendo realmente una situazione e lo svolgersi degli eventi.
Detto questo, non credo ci si debba tirare indietro rispetto all’esprimere una sensazione o un pensiero di errore o di ingiustizia, ma da qui a generalizzare e armarsi di bandiere e slogan accusatori, ce ne passa.
Il guaio è che in tutto questo modo di trattare le vicende, soprattutto quelle così gravi, si finisce con il perdere di vista proprio quello che si dichiara di voler proteggere. Indubbiamente dietro tante storie c’è tanto dolore che faticando ad esprimersi si manifesta solo attraverso le forme del conflitto, della rabbia e dell’aggressività. Fermarsi a questo primo sguardo superficiale e non andare realmente a fondo dei significati, vuol dire non proteggere nessuno e colludere con una cultura che, una volta spenti i riflettori, spegne anche la riflessione intorno a tanti problemi cocenti.
Se realmente ci si vuole preoccupare dei tanti bambini, vittime di molte separazioni conflittuali, bisogna davvero chiedersi, con molta forza, cosa siamo in grado di fare prima che le situazioni esplodano e quanti e quali risorse possiamo pensare di attivare a sostegno di tali situazioni. Bisognerebbe certamente riflettere insieme sulla solitudine che incontrano molte famiglie ma anche sul sostegno costante che ricevono tante altre, con interventi mirati a sostenere sia i bambini che gli adulti che si trovano ad attraversare momenti di grande difficoltà.
Per fortuna, tutto il fango mediatico non copre quello che quotidianamente incontro e non offusca il lavoro, serio e rigoroso di tante persone. Se almeno si parlasse un pochino anche di quello che funziona, degli interventi riusciti, degli aiuti che si riescono ad offrire e dei tanti bambini e adulti che vengono accompagnati con successo in faticosi e complessi percorsi di vita.
Ecco, se si parlasse anche di questi, lo spirito critico di tutti noi potrebbe davvero aspirare a qualcosina di più.
Ott 12, 2012 @ 19:05:54
Sono assolutamente d’accordo Irene!
Il lasciar spazio a commenti e opinioni rischia di degenerare in pericolose generalizzazioni che vedono solo una parte di un tutto fatto di aspetti complessi e delicati e di risvolti che vanno a toccare le parti più intime e dolorose delle storie personali.
Sarebbe bello poter portare,lontano dai clamori,altre storie e altre voci….
Ott 12, 2012 @ 19:25:11
Se ne avrai voglia e tempo, qui su Cronache sei la benvenuta!!
Ott 12, 2012 @ 21:45:51
Quanto condivido questo concetto… Quanto, quotidianamente nel mio lavoro, cerco di fare… Quanto ne parlo così spesso nel mio blog… Per fortuna ci sono altri… Il senso di solitudine si fa meno pungente. Ma siamo in pochi?
Ott 13, 2012 @ 07:54:35
magari non siamo in tanti ma essere promotori di altri sguardi mi sembra qualcosa da condividere ogni volta che è possibile … grazie!
Ott 13, 2012 @ 05:54:27
A volte le immagini non permettono di fuggire dalla realtà, mettono un punto fermo al d ilà delle parole . Ansia, rabbia, , dolore, paura sono allora manifeste e fermate. Ripetutamente viste. Quando invece ti capita realmente, come purtroppo è capitato in una scuola dove insegnavo, tutto è veloce e tutto ti prende allo stomaco in pochi secondi. Le immagini crude di ” chi l’ha visto” sono da completare con quelle del “Fatto quotidiano”, quando si usa violenza, mi riferisco al padre che trascina il figlio, non ci sono giustificazioni, ansie, diolori intimi, schieramenti di parte: lo si ferma, e chi meglio delle forze dell’ordine? tutto il resto sono parole che possono essere comprese come sfogo, analisi, ecc. Le azioni violente degli adulti vanno fermate , sempre, e lìsi doveva e poteva fare.
Finora non ho dato opinioni nè commenti , vedo solo fatti.
Per quanto riguarda i commenti vari sulle reti televisive o su internet penso siano lo specchio di ciò che succede normalmente sia in una comunità dove avviene un episodio del genere, sia nelle stanze degli avvocati, nelle sedi di istituzionali e tecniche varie dove ,, al di là del formale , si parteggia per un genitore o per l’altro, per “i padri “o per “le madri”, si invoca la tutela del bambino in nome degli adulti,. L’equità e la sospensione del giudizio (inteso alla buddiista per intenderci ) per affrontare una situazione reale e critica e la determinazione a stoppare l’atteggiamento e il comportamento degli adulti, quando violento, sembra non essere previsto.
il sistema della separazione ,consensuale o giudiziale che sia ,è basato sulle minacce occulte,sembraa scontato che i coniugi – genitori debbano farsi guerra su tutto, e gli avvocati entrano e a supportano questo gioco basato sui diritti dei coniugi a vincere contro l’altro e a non essere vinto dall’altro con tutti i mezzi possibili, E’ un sistema che si autocrea e si mantiene, in tutto questo i bambinii sono in balia di tutti gli adulti del sistema, E se riescono a dire ciò che vogliono, vengono letti definiti plagiati, o inconsapevoli del loro benessere. I commenti televisivi sono lo specchio dei luoghi comuni e dei commenti che ho sentito fare da tanti tecnici del settore separazione (non esluso il modo della scuola), Ci si dimentica troppo spesso che la vita è realtà, e le immagini ci riportano alla vita quotidiana di molti bimbi,ragazzi e adolescenti, inoltre hanno il pregio far affiorare il “metodo “del prelevamento a scuola, cosa non poi cos’ rara che andrebbe finalmente eliminata.
Ott 13, 2012 @ 08:00:45
Come ho scritto, non mi tiro indietro dal fare valutazioni “oggettive” circa alcuni comportamenti che di certo avrebbero potuto essere evitati. Il problema è che facciamo quando le cose accadono, oltre al dire che non dovevano o dovrebbero accadere? E inoltre mi chiedo, attraverso alcuni modi di fare informazione, quanta responsabilità ci si assume rispetto alla cultura che, più o meno intenzionalmente, si veicola?
Sono riflessioni e domande aperte … punti di domanda, appunto.