Era l’avvio di una famosa canzone degli anni ’60 ed è il modo affettuoso con cui spesso ci si rivolge ai propri amori. Noi del sud, che dobbiamo sempre aggiungerci il nostro tocco, lo pronunciamo al contrario … core mio!
La bellezza dei linguaggi dell’amore non ha limiti e purtroppo anche questi rischiano di essere impoveriti dalla globalizzazione verbale che rischia di far smarrire il valore dei significati profondi. Mi irrita quando sento adulti estranei che si rivolgono ai miei cari con nomignoli affettuosi a mio parere fuori luogo tipo cara, amore, tesoro, ma troppo spesso, questa mia reazione viene confusa con un possibile lato snob del carattere piuttosto che con il bisogno di difendere e proteggere il valore dell’intimità dei legami.
Oggi pensavo a mia madre che da quando chiama amore mia figlia, ogni tanto lo fa anche con me, cosa mai accaduta fino a non molti anni fa. Eppure non ho avuto mai dubbi sul nostro legame e sull’affetto profondo che ci legava e tuttora ci unisce. Le espressioni di amore possono essere molto differenti nelle diverse relazioni. Ricordo mia nonna che in dialetto usava una frase bellissima che tradotta suonerebbe come sei la luce dei miei occhi ma, in dialetto e detta da lei aveva tutto un altro gusto.
Sarebbe bello riprendersi il valore di questi linguaggi e provare, ognuno nelle sue storie a inventarne di nuovi, come certamente accade a molti. Credo che ci aiuterebbe a non perdere di vista due questioni molto attuali. Da una parte il recupero del senso dell’intimità, oltre la vetrina quotidiana che tutti attraversiamo e dall’altra le differenze di affetti e di relazioni.
Mi sa che mi è venuta anche qualche bella idea da proporre ai genitori che incontro nel mio lavoro. L’educazione, i legami, l’amore e i suoi linguaggi, mi sembrano un bell’intreccio.
A voi i fili mentre io, grazie a nonna, vado ad aggiungere un nuovo colore alla mia tela.
Ott 08, 2012 @ 20:37:01
I modi di dire l’amore, ma non solo, delle generazioni passate ed più spesso al sud sono davvero delle preziosità da non perdere… ieri quando hai postato la canzone napoletana “quando mammate t’ha fatto” ho pensato quanto amore è racchiuso in quelle parole semplici ma grandi, quanta poesia, quanta bellezza? Sono toni potenti perchè non si perdono in spiegazioni, semplicemente risuonano dentro di noi con le loro qualità evocative. Hai ragione dobbiamo usarli in educazione.
Ott 08, 2012 @ 22:14:00
piccole poesie…
mele, zucchero e cannella, ‘pe inpastà ‘sta vocca bella!!