Oggi ho accompagnato mia figlia a fare un esame un po’ particolare.
L’impiegata allo sportello si sofferma sulla richiesta e inizia a parlarmi di suo figlio, che vive problemi simili e di quanto lei comprenda le madri come me. Mentre con le mani digita i dati richiesti per la visita medica continua parlarmi di suo figlio e di altre situazioni analoghe che vede sfilare ogni giorno davanti allo sportello.
“Per non parlare del mercoledì , giorno dedicato alle visite dei bambini con problemi oncologici!”.
Strana solidarietà quella tra madri. Racconti che si intrecciano e storie che, alla fine, si scoprono non così diverse.
Però, è strano anche accogliere il problema altrui mettendo in prima fila il proprio, quasi come se questo fosse uno dei modi possibili per superare un po’ di imbarazzo o comunque una via per esprimere comprensione o solidarietà.
Qualche tempo fa mi avrebbe infastidito o forse avrei semplicemente pensato in silenzio “chi se ne importa dei tuoi guai? Io sono qui per mia figlia!”.
Oggi mi pare di aver colto altro. Un bisogno di raccontare e di condividere emozioni, di non rimanere indifferenti di fronte ad un esame che una ragazza di quattordici anni non dovrebbe fare, di scambiarsi pensieri e immagini, tra madri, sapendo di non essere sole.
Così, ascoltando l’impiegata alla sportello, ho sorriso, accettando i suoi complimenti e provando ad andare oltre lo stato d’animo che mi aveva accompagnato in quel luogo.
Mi sono guardata dall’esterno come spesso vengo dipinta quando sono mia figlia che, secondo qualcuno, difendo viaggiando insieme a lei, protette dalla bolla di Violetta, dei mitici Incredibili.
E’ vero, entrando nella sala mi ero già preparata a sostenere i soliti sguardi insistenti e a sfoggiare il mio sguardo severo verso chi si sofferma troppo su di noi.
Alla fine sono uscita sorridendo, abbracciando la mia ragazzina non solo per proteggerla, ma come per raccontarle un segreto.
Anche oggi, possiamo farcela.
Feb 24, 2012 @ 16:40:37
… che bello Irene! Intendo non solo il fatto che in sè è commovente ma il modo di raccontarlo… al solito leggendoti c’è l’emozione quella di pancia e l’emozione, o forse più lo stupore per il significato che apre varchi profondi.
grazie Nadia
Feb 24, 2012 @ 16:43:57
grazie a te… ti sentivo parlare, leggendoti!
Feb 24, 2012 @ 21:29:01
mi commuovono profondamente i racconti delle mamme come te, irene. di fronte a tanto non saprei neppure da dove iniziare. oppure siamo tutte egualmente capaci? auguro alla tua ragazza e a te tutto il bene del mondo, che possiate tornare ad essere serene al più presto
Feb 27, 2012 @ 07:59:20
Immagino che noi tutte, di fronte alle prove e alle difficoltà, facciamo uscire risorse ed energie inattese e non prevedibili! Il mio tentativo di parlarne è un modo per condividere e per provare, insieme, ad andare oltre …. un saluto anche a te!
Feb 29, 2012 @ 09:24:59
Sì, perchè le mamme hanno nascosto un profondo senso di comprensione e solidarietà che le fa aiutare, brigare, adottare…
Mar 02, 2012 @ 22:26:04
Dopo il tuo racconto di oggi insieme a mia figlia, ricorderò anche quella piccina che, qualche anno fa, è caduta facendosi molto male alla bocca!
Mag 26, 2012 @ 20:25:03
Io,cara Irene,avrei reagito come te un po’ di tempo fa.Non avrei pensato,ma io sono piu’ importante di te,ma a me danno fastidio quelle persone ke antepongono al tuo malessere,il loro. Proprio ieri al lavoro,una collega mi ha fatto sentire vekkia e inutile…(ho 44 anni) e purtroppo sto avendo dei problemi alle gambe e alla colonna vertebrale.Mi danno mooolto fastidio gli sguardi delle persone ke fanno finta di interessarsi a te ma in realta’ non aspettano altro ke regalarti la loro esperienza o le loro perle di saggezza….Io rivendico la mia dignita’ di malata e di paziente!Non accetto la pieta’ o la compassione di nessuno! Grazie x avermi ascoltata e spero di conoscerti presto. Tanti baci a te e Luna.