di Irene Auletta
Ha ragione la mia amica Anna Maria. In alcune esperienze, ritrovandosi in gruppo con altre famiglie, la commozione sale proprio osservandosi. Forse perché ci facciamo reciprocamente da specchio o forse, più semplicemente, perché dietro a ogni silenzio, sorriso, sguardo serio, ci pare di cogliere un’eco assai familiare.
Anche quest’anno e’ successo in questa straordinaria esperienza che è stata la settimana di vacanza TMA (terapia multisistemica in acqua).
Anche quest’anno tu torni un po’provata nel fisico, per le prove non semplici che ti hanno vista protagonista, ma felice, felice, felice. La tua istruttrice e’ stata fantastica e non c’è ringraziamento che trasformi in parole quella gratificazione che ben conoscono i genitori con figli fragili.
Le parole fanno sempre la differenza e qui la sottolineatura e lo scarto con altri contesti e’ stato abissale.
Sentir parlare di tua figlia come tenace, sempre pronta a sperimentare, disponibile a farsi guidare, allegra e sorridente, con grande forza di volontà e “da ammirare”, segna un confine marcato con chi parla (quasi) solo di opposizione, chiusure, stereotipie, testardaggine, limiti.
Il tutto senza condire di alcun buonismo o banalità una condizione di disabilità complessa ma volgendo, in modo forte e deciso, lo sguardo alla persona.
Per me questa e’ la cura che porterò nella mente e nel cuore a ricordo di questi giorni.
Tu, figlia mia, certamente porterai con te, tante risate, divertimento, fatica, avventure, vita in gruppo, affetto, allegria e nuovi incontri.
Guardando i tanti operatori al lavoro mi hanno colpito sempre i gesti gentili, l’accoglienza, la competenza, la disponibilità, la ricerca e la curiosità. Sono merce rara e anche se può sembrare poco, rivolgo a tutti loro un GRAZIE anche muto, da parte tua.
Forse questo, più delle parole, lascia un’eco profonda nel cuore.