di Irene Auletta

Nei giorni appena trascorsi il Web ha attirato l’attenzione su due eventi: la giornata dei calzini spaiati e il monologo di Drusilla Foer al festival di Sanremo.

Li metto insieme perché, così come un collega ha definito la prima “un modo giocoso e leggero” per parlare di disabilità, l’artista in questione ha colto l’occasione di quel palcoscenico per parlare di diversità a modo suo, preferendo parlare di unicità.

E’ facile in entrambe le situazioni storcere un po’ il naso perché non manca chi, facendo i conti tutti i giorni con la disabilità, veda in alcune iniziative più un movimento pubblicitario che uno promotore di cultura. Può essere sia anche così ma, lo sappiamo bene, che a vedere il bicchiere mezzo vuoto facciamo tutti più in fretta.

E allora, forse, quel pieno possiamo andarlo a cercare proprio nelle pieghe di quella leggerezza possibile che aiuta ad avvicinare temi che possono spaventare e creare un’inevitabile distanza.

La diversità è ancora una chiave di lettura che, più o meno consapevolmente ci accompagna quando ci avviciniamo all’altro e, tante volte non risulta subito compatibile con quella dimensione inclusiva sperata, desiderata, attesa.

A me la profondità piace leggera e mi piace, in qualsiasi occasione ritrovarci una possibilità di raggiungere il maggior numero di persone, aumentando sensibilità individuali e collettive. Scrivo anche per questo.

Ogni giorno quando incontro il mondo con a fianco mia figlia, sento il peso degli sguardi altrui che non mi lascia mai. A volte lo scanso velocemente altre mi schiaccia fino a farmi arrivare a casa esausta. Per fortuna nella maggior parte dei casi il primo stato d’animo negli anni si è perfezionato ad arte fino a proteggermi affinché io possa continuare a farlo con lei.

L’unicità è un’orizzonte bellissimo che può essere coltivato da ciascuno di noi ogni giorno. Idealizzarlo o banalizzarlo sarebbe un peccato perchè alle faccende difficili e complesse va riservata serietà, tempo e rispetto.

Sediamoci un po’ qui a riposare figlia mia unica, in tanti sensi, e gustiamocelo un po’  questo orizzonte perchè il tempo del cambiamento chiede ancora tanta forza, costanza e speranza.