di Irene Auletta

Cosa strana, ti svegliamo noi mentre fuori è ancora buio. Non lo realizzi subito, ma quando usciamo il tuo buonumore è evidente perchè l’albeggiare segnala una novità che ti piace, in questa nostra partenza al sorgere del giorno.

Come facciamo a spiegarti quello che sta per accadere quando tu sfoggi il tuo migliore sorriso dedicato alle nostre uscite per gite fuori porta? Proviamo a raccontartelo ma senza troppo insistere, consapevoli che le parole possono disperdersi. L’arrivo in ospedale ti vede già seria e quando entriamo in camera il sospetto si legge nei tuoi occhi anche se l’umore sembra celare una reale consapevolezza dei prossimi eventi.

Come già accaduto in questi casi, il babbo ti accompagna fin dentro la sala operatoria e ti lascia solo quando l’incoscienza dell’anestetico ti porta in un mondo altro. La tua fragilità, proprio in quel momento, esplode quasi in mille scintille che ci raggiungono impotenti e in attesa del tuo ritorno.

Quando ti vedo arrivare, ancora incosciente, i pizzichi al cuore mi segnalano fiducia e così, io e tuo padre, rimaniamo al tuo fianco per tutto il tempo del risveglio che oscilla tra quell’onirica sedazione e la realtà che, pian piano, torna a farsi strada nella tua coscienza.

Naturalmente, appena torni Tu, in un’attimo ti strappi la flebo insieme all’evidente intenzione di uscire dalla stanza. 

Si, mi rendo perfettamente conto del fatto che per una ragazza come lei sarebbe meglio tornare a casa, ma purtroppo le nuove procedure sono queste. Solo due anni fa, nello stesso ospedale e per lo stesso intervento le cose stavano diversamente. La dottoressa, come se io non fossi lì a meno di un metro da lei, dice all’infermiera che fanno presto gli “altri”, che poi sono i suoi colleghi, a consigliare le dimissioni. Tanto poi è lei che deve firmare ed assumersi la responsabilità!

Se questo è il problema firmiamo, dico senza il minimo di esitazione, ma con quel peso che chiede una scelta rispetto alla quale vorremmo almeno essere rassicurati in merito alle condizioni sanitarie, peraltro di loro competenza. Si, è chiaro però, mi dice sempre la dottoressa in questione, che noi decliniamo qualsiasi responsabilità.

Usciamo e tu sei già più serena, seppur provata dall’esperienza. Non mi aspettavo una condivisione di responsabilità ma mi avrebbe fatto molto piacere una piccola rassicurazione. Cosa sarà cambiato in soli due anni? 

Penso a quanto, per le persone come te, si parla tanto del DopodiNoi e oggi mi accompagna una nuova domanda. Ma dopo di noi, chi avrà il coraggio di fare delle scelte pensando solo a te e non alla tutela di se stesso?

Il nuovo giorno porta quella luce che appare ancora più dolce perchè capace di dissolvere le ombre del cuore. Gli interrogativi per ora, insieme a me, possono riposarsi un attimo. Me ne occuperò domani.