di Igor Salomone
Bel film Baby boss. Uno di quelli che dal trailer ti sembra un po’ stupidino, ci vai giusto perchè piove e tua figlia tutti gli altri li ha già visti. E invece ti stupisce sin dalle prime sequenze.
E’ sapiente il modo in cui il regista (lo stesso di Madagascar e Megamind) immerge sin dall’inizio lo spettatore nel fantastico ed eroico mondo immaginario del protagonista-narratore, che non è il Boss, ma suo fratello maggiore, quello che lo vede piombare inaspettato e indesiderato nel “triangolo perfetto” primogenito-madre-padre, facendolo a pezzi.
Il film è una cipolla e va sfogliato strato per strato. In battuta il tema è la fatica di un figlio di accettare l’arrivo di un fratello. Molto ben descritta, gustosa e divertente. Ma sarebbe un errore fermarsi qui. C’è molta immaginazione nel racconto del bambino in crisi da abbandono affettivo, costretto a dividere l’amore con il nuovo arrivato, un amore in quantità limitata che il baby per sua natura consuma a piene mani lasciandone pochissimo a chi era arrivato prima di lui (“Sei vecchio!” gli dice il baby parlante).
Ma tra le pieghe dell’immaginario infantile si intravedono fatti estremamente concreti. Una casa che si trasforma radicalmente saturando ogni angolo con la presenza del neonato e dei mille oggetti che riempiono il mondo familiare dopo il suo arrivo. Due genitori perennemente in corsa (fantastica la sequenza in cui il ragazzino se ne sta attonito in mezzo al corridoio mentre madre e padre entrano ed escono dalle stanze sotto forme di scie tipo Flash Gordon con le braccia cariche di biberon, giochini, pannolini, pappe, tutine). Geniale la festa dei neonati trasformata in un meeting. Estremamente efficace la descrizione di una coppia genitoriale che trasforma il nuovo arrivato nel centro di gravità attorno al quale ruota ogni cosa. Nel Boss della situazione, appunto. E qui le reazioni del bambino più grande vanno sullo sfondo, il punto è cosa succede agli adulti quando perdono il senso della misura, lasciando che una cosa importante come la nascita di un nuovo figlio, trasformi il proprio mondo come se esistesse solo il figlio nuovo.
Perchè il vero problema dei bambini, è che smettono di essere tali nel giro di pochi anni, trasformandosi in antipatici e brufolosi adolescenti che fanno rimpiangere i tempi delle coccole e dell’affetto incondizionato. E il desiderio genitoriale rischia di trasfigurarsi in una sindrome di Peter Pan alla rovescia in cui la fantasia di restare bambini in eterno migra dal bambino all’adulto, mettendo a rischio, come racconta il film, non solo e non principalmente la salute mentale dei figli, ma la loro stessa esistenza e con essa il mondo.
Per fortuna però, sembra dirci questo film, i bambini esistono e la loro voglia di crescere assieme ci salverà.
Mag 08, 2017 @ 12:21:48
Segno e chissà che non lo veda anch’io….intanto che aspetto la recensione dei “Guardiani della Galassia”!
Monica
Mag 08, 2017 @ 12:24:39
Ciao Monica, in che senso la recensione di Guardiani della gallassia? quella non pensavo di farla…. Vale la pena di vederlo perchè è divertente, ma non è che avrei molto altro da dire…
Mag 08, 2017 @ 19:33:12
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