di Igor Salomone
Mio padre mi ha insegnato che fare la cosa giusta non significa fare qualcosa di un po’ meno sbagliato degli altri.
Mio padre mi ha anche insegnato che essere migliore non vuol dire essere “il” migliore, e neppure meglio del peggio che mi sta attorno.
La virtù non può essere comparativa, e neppure superlativa, e nemmeno una somma algebrica con un segno “+” come risultato.
Ho passato l’intera infanzia, in effetti, a veder smantellate ogni sorta di giustificazioni.
Per questo con me non funzionano.
Sono diventato un esperto di fama mondiale in scuse, a forza di cercarne di sempre più sofisticate. Le conosco tutte. Allo stesso tempo, però, so cosa sono. So che giustificare un proprio comportamento a partire da quello altrui è il contrario di ogni forma di virtù. Ci si casca, certo, e spesso. Non si può mica essere sempre virtuosi. E la virtù non è uno stato, è una continua ricerca.
Per questo chi si proclama virtuoso senza se e senza ma, mi insospettisce.
Alla fine il più grande insegnamento di mio padre è che una scusa è una scusa. Può avere delle ragioni, ognuno ne cerca, ma nasconde sempre una debolezza e qualche lezione che deve ancora essere imparata.
La cosa più importante è riconoscerlo.
La cosa più grave è negarlo, trasformandola in un valore che gli altri devono rispettare.
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