“Ma ci sono i kimoni?”. Era già la terza o la quarta domanda posta da quel padre alla quale abbiamo dovuto rispondere di no. Venuto con il figlio e un amico del figlio, entrambi quindicenni, per chiedere informazioni sul corso di Kung fu ai blocchi di partenza, ha falciato me e il mio socio Valerio con una raffica di domande imbarazzanti.
No, non sono previste gare, competizioni, tornei e simili. Il kung fu per noi è pratica ed esperienza di vita, l’agonismo non c’azzecca nulla.
No, niente cinture, gradi, esami. Il kung fu per noi è quello che in Cina diventi allievo e resti tale sino a quando, forse, diventi un maestro.
No niente divise, kimoni, karategi, judogi, kame. Anche perchè quella è tutta roba giappo e il kung fu è cinese, è povero e si pratica in pantaloni e maglietta. Volendo, pure nudi.
Sì, cazzo, la disciplina certo che c’è. Anzi, non è che “c’è” è esattamente ciò che facciamo: una disciplina. Ma temo che neppure in proposito fosse quello che quel padre voleva sentirsi rispondere.
Insomma, ma che accidenti di roba pallosa stiamo proponendo? Se il nostro inquisitore del giovedì è rappresentativo, e temo lo sia, la gente non sa nulla di arti marziali, ma quello che vede in giro, vestiti strani, rituali esoterici, parole incomprensibili, gare e cinture, maestri dagli occhi a mandorla, fisici scolpiti e acrobazie nell’aria è quello che sa, e quello che sa è quello che cerca. E noi in pratica proponiamo di venir sin qui a sudare e farsi il mazzo per una versione grigia e per nulla sexy di tutto ciò?
Allora, ripartiamo da zero perchè qui ci vuole una prospettiva cool, o non troveremo uno straccio di allievo disposto a non volere tutto ciò che l’immaginario delle arti marziali promette.
Parole-chiave per il prossimo futuro. Ovviamente inglesi… Contemporary, Free style, Casual e, sopratutto, For all and forever. Mica quella roba per giovani ormonati e flessibili, proibitiva per gli ultraventicinquenni. Hey gente! ma ci avete visto me e Valerio, un secolo e passa in due, su quel tatami a smanettare davanti alla folla plaudente durante le dimostrazioni?
Ecco, se possiamo farlo noi…
Forse così funziona meglio. Mi prude un po’ per l’anglofilia, ma è il marketing, bellezza.
Poi, una volta attratti e avvolti nelle nostre spire, i corsisti scopriranno d’essersi infilati in una sorta di laboratorio del gesto tecnico, a metà tra il circolo culturale e un Fight club. Chissà se riesco a trovare un logo….
Comunque io e il mio socio ieri abbiamo anche messo a punto lo slogan:
Se avete voglia di lottare e combattere in un ambiente amichevole e protetto, vi offriamo piena libertà mentale e la tecnica necessaria per poterlo fare in sicurezza
E’ abbastanza cool…?
Set 24, 2012 @ 11:51:44
Altri consigli: un po’ di photoshop per quella splendida foto che ritrae il Val mentre ti spazza (immagino che la scena continuasse con te che gli afferri il collo e glielo spezzi prima di toccare il tappetino): aggiungete un po’ di tette, un po’ di carne femminile e mettete sullo sfondo la Minetti che vi osserva in bikini. Promettete poi un iPhone 6 per il centesimo iscritto. Niente kimono ma tutine personalizzate create da uno stilista di grido.
In questa maniera, a mio parere, potreste avere un grande afflusso di iscritti.
Il problema, da affrontare in un secondo tempo, potrebbe essere la “qualità” degli iscritti.
Mancate di comunicazione oppure il messaggio è giusto ma purtroppo è riservato ad una nicchia di persone ? 😉
PS: grazie Igor che con i tuoi scritti mi riattivi il cervello anche quando sono al lavoro
Set 24, 2012 @ 13:09:34
Prego Fabio! è la mia missione…
Quanto alla nicchia, certo che quello che proponiamo è di nicchia. Il problema è trovarla questa minchia di ninchia…
Set 24, 2012 @ 17:13:50
Grande Fabio! Ultimo punto potrebbe essere di chiedere al Baffo, quel venditore che ad ogni frase emette un sibilo a dir poco sinistro, di mettere anche noi tra i prodotti in pubblicità in mezzo ad orologi in oro massiccio tempestati di diamanti a soli € 19.90 e Ferrari testa rossa quale omaggio se acquisti un forno a microonde.
Una piccola ultima considerazione, amara ma non per noi, che credo sia calzante col terreno di pratica che vorremmo generare: il nostro metodo, sull’esempio di gente che ha anche molti più anni di esperienza di noi, prescinde da tutti quegli atti di deferenza che da sempre accompagnano la pratica dell’arte marziale e che si concretizzano in saluti e contro saluti ogni volta che il maestro o un allievo più alto in grado si soffia il naso, da foto di maestri sui muri, da facce da assaltatori lagunari quando si comincia una sequenza di pratica e più genericamente da tutte quelle stronzate che alla fine creano il divario indispensabile al guru di turno per accapararrarsi una barca di favori (economici e non) limitando di fatto la pratica e l’espressione libera dell’allievo nella sua crescita. Ieri ho incontrato una persona che conoscevo bene (di cui per motivi di delicatezza non dirò né nome, né disciplina praticata) con cui avevo condiviso momenti importanti di un altro cammino da me seguito. L’ho salutato con piacere tendendo la mano, per poi vedere subito una sorta di lesa maestà accompagnata da un’infastidita espressione sprezzante del viso, conclusa da un “io non mi ricordo di te”, girandosi e lasciandomi lì come un pirla. La nostra demo, vi dirò, è comunque andata benissimo e stanotte ho dormito divinamente! Questo “maestro” ha poi condotto la sua pratica che comporta saluti a destra e a sinistra ad ogni gesto si compia.
Un grazie a Dorillo per la presenza e per il servizio fotografico nella demo del 16 settembre e per la grandissima semplicità con cui si relaziona a noi che abbiamo piacere di praticare con lui, a Gaby e Luca per il tifo con cui ci hanno sostenuto ieri, a Mohamed (il maestro di Viet Vo Dao), a Marco (Maestro di Judo e presidente de “La Comune”, il centro in cui pratichiamo) e a tutti coloro che hanno piacevolmente incrociato le braccia con me ed Igor nel riscaldamento dimostrativo di ieri. E naturalmente a Igor senza il quale col tubo che avrei fatto una demo, e a Fabio che anche senza partecipare a questo progetto, è sempre con noi e dalla nostra parte!
Infine, l’augurio a tutti gli innamorati dell’Arte Marziale di mantenere quella indispensabile naturalezza nei rapporti, che ci permetterà di salutarci con un abbraccio alla fine della pratica, piuttosto che salutare una divisa quando viene tolta, con l’espressione di Musashi nel suo ultimo duello.
Col mio bene,
Valerio