di Irene Auletta

Ci sono tante mode che ci circondano e una di queste è quella di disquisire sui pro e contro delle nuove forme di comunicazione e dei nuovi luoghi di incontri virtuali.

Proprio negli ultimi tempi ho avuto modo di riflettere su un aspetto peculiare legato al fatto di aver scritto e pubblicato un post raccogliendo commenti e valutazioni, unitamente a critiche e restituzioni di offesa personali.

In realtà, mai quando commento qualsiasi cosa penso di offendere qualcuno, ma è evidente che determinate riflessioni intorno ad alcuni comportamenti possono toccare i singoli individui, suscitando in ciascuno differenti reazioni, di solidarietà, di stizza o, anche, di offesa.

Mi è venuto così da pensare, che questo è proprio un effetto collaterale del rendere pubblico il proprio pensiero in forma scritta, perchè le parole si sa….

Mi piace farlo e credo che continuerò a farlo ogni volta che ne sentirò in qualche modo l’esigenza e il bisogno.

Cercherò di fare sempre più attenzione, consapevole però che potrò ancora urtare qualche sensibilità e di questo già mi scuso in anticipo.

So che continuerò a farlo con piacere, interesse e senso di ricerca, perchè alcune cose mi piacciono, in particolare, di questa forma e delle possibilità che offre.

Mi piace prendersi la responsabilità delle proprie azioni, sempre.

Mi piace provare a trovare una coerenza tra i propri pensieri e le azioni che si traducono anche in forme scritte e pubbliche.

Mi piace ammettere i propri punti forza, di originalità e anche di debolezza, non nascondendosi sempre dietro uno stucchevole: “non volevo dire questo!”.

“Essere connessi” è anche un modo di dire utilizzato dai giovanissimi che forse finora non avevo ancora compreso fino in fondo e che può essere voglia anche dire “fammi vedere se sei quello che dici”.