Ricevo da Davide Castronovo e volentieri pubblico
Egregio dott. Marrazzo,
purtroppo oggi la battaglia politica è una sorta di guerra totale, che si dichiara nell’abbattimento della separazione tra vita privata e vita pubblica. E’ storia vecchia, ma oggi esagerata. Eppure dobbiamo farci i conti, oggi più che ieri, visto che le immagini costituiscono le realtà mediate con le quali tutti abbiamo a che fare. Visto che le immagini spesso contano più di ciò di cui si fa esperienza diretta e determinano il giudizio altrui e il proprio su ciò che si è.
L’immagine del suo viso abbronzato, con gli occhi sgranati, mi ha fatto pensare al senso di vergogna che esprimono.
Vergogna che tanto la differenzia dall’arroganza del presunto pedofilo e puttaniere che ci governa a livello nazionale.
La vergogna è un sentimento umano e nobile, perché esprime il valore che si attribuisce alla legge sociale e la consapevolezza di averla trasgredita con il conseguente derivato senso di colpa.
La vergogna è un sentimento sociale, l’arroganza è un sentimento antisociale. Ma d’altronde, si sa, il nostro presidente del consiglio è un idiota, in senso etimologico, cioè uno che crede che tutto sia centrato su di sé.
Ciò che mi interesserebbe capire è per che cosa prova vergogna.
Vorrei che non fosse perché ha avuto una relazione con una o più transessuali, cioè vergogna per l’oggetto destinatario del suo eros. L’eros è libertà di desiderare e spesso si scontra con i limiti sociali, ma i limiti sociali sono modificabili.
Perché non pensare che un giorno sarà possibile amare liberamente un transessuale? Non è anche questa una valida battaglia per l’emancipazione sessuale e perciò anche sociale?
Se la vergogna fosse rispetto al tradimento dell’amore coniugale, direi che allora il suo senso morale è così alto che l’avrebbe diversificata dalla maggior parte degli uomini e delle donne italiane che senza alcuna remora si tradiscono, più o meno consenzienti.
Se, invece, la sua vergogna fosse in relazione alla mancata denuncia dei ricattatori e alla connivenza con loro pur di insabbiare il rischio di farsi “sputtanare”, mi troverebbe perfettamente solidale col suo senso di vergogna, cioè con la vergogna di avere provato vergogna.
In questa vergogna alla seconda (vergogna della vergogna), credo che stia la sua debolezza e quindi la sua umanità. E’ la stessa debolezza che probabilmente porta gli estorti dal pizzo a non denunciare i mafiosi.
E’ la stessa debolezza che per essere superata ha bisogno di solidarietà.
Ecco, caro dottor Marrazzo, con questa lettera io voglio esprimerLe la mia solidarietà per la sua debolezza, ma anche la tristezza per il mancato coraggio che ha avuto nel denunciare i suoi ricattatori e nel distinguersi dal “macho in viagra” che sta al comando della nazione.
Mi spiacerebbe se passasse che l’unica differenza tra Lei e lui è quella che passa tra chi va con una transessuale e chi va con una velina!
Credo che per rimarcare la differenza che c’è tra Lei e lui ci sia bisogno di un grande movimento culturale che il suo, il mio, Partito dovrebbe fare da subito, senza ipocrisie.
Che B. scopi non è un problema nostro, ma che lui usi il suo potere per “piazzare” le sue favorite a decidere della collettività solo perché belle e disponibili al suo piacere, questo è intollerabile ed è l’UNICO elemento forte che, in tutto questo casino, fa la differenza tra Lei (noi) e lui e i suoi / le sue.
Con affetto,
Davide Castronovo
Ott 30, 2009 @ 12:47:01
Ciao Davide, mi piace il tuo ragionamento sulla vergogna. La sola riserva è che taci, o meglio metti sullo sfondo, i rapporti di potere e il sesso come commercio. Adesso che possimo fare? Forse potremmo provare a tirarlo fuori dal convento, non soltanto per fare dell’eros differentemente desiderato un grido anzichè una vergogna, non soltanto per evitare di far diventare quest’uomo una vittima di sè stesso o una icona dell’intolleranza culturale, ma per fare della diversità di comportamenti tra chi prova vergogna e chi no il punto di forza per il movimento culturale che richiami. Ho la sensazione che non dovremmo aspettare il piddì. Che ne pensi?
Ott 30, 2009 @ 16:21:45
Caro Davide,
mi trovo ambivalentemente in accordo ed in disaccordo con questa tua lettera appassionata.
L’accordo arriva osservando i distinguo tra due comportamenti politici, etici, pubblici, che delineano due comportamenti privati che diventano politicamente scorretti, e fa si che io non possa che felicitarmi con la capacità di dimettersi dell’On. Marrazzo per non creare ulteriore imbarazzo alla sua origine e base politica.
Mi trovo anche mi trovo concorde nel desiderio che il peso in gioco non stia negli attributi sessuali esibiti, che la questione non sia stretta nel: “chi va a letto e/o come e/o con chi”.
Mi trovo invece a dissentire sul peso della questione, sia l’On. Berlusconi che l’On. Marrazzo hanno messo pesantemente a rischio la propria ricattabilità, e vale a dire quella dello Stato o quella della Regione Lazio.
E l’On. Marrazzo non se ne è fatto carico se non quando è stato inequivocabile che la questione non si poteva più negare.
Insomma il privato e l’interesse personale è stato anteposto all’interesse della res publica.
Se invece mi sposto su piano umano devo dire che, oltrepassando il muro di fastidio che provo, trovo tristi entrambe le storie, quella del vecchio e quella del giovane; entrambe alla ricerca di qualcosa di indefinito a noi tutti (amore, sesso, riconoscenza, ammirazione, perdita, sudditanze, svilimenti, desiderio…).
Mi resta quindi solo una riflessione sui termini: vergogna ed arroganza; e penso che persino l’arroganza potrebbe arrivare ad avere un valore simbolico (non pochi eroi omerici sono portatori di grandi trasporti e grandi difetti, e l’arroganza non manca mai in dosi significative).
Forse il valore pedagogico di questi termini è dato dal loro impegnarsi significativamente nel essere collegate ad termine intelligenza, senza di essa nè vergogna nè arroganza portano molto lontano; senza intelligenza sono reciprocamente depresso svilimento ed inutile autoincensazione.
Purtroppo nei due casi citati è proprio l’intelligenza a mancare, ma in un caso i problemi sono risolti con l’esibizione di un potere mediatico e politico e nell’altro con una triste ritirata.
In entrambe i casi abbiamo perso un pò tutti. Almeno questo è quanto a me resta in tasca.
un saluto Monica
Ott 31, 2009 @ 14:26:10
Ciao Monica,
hai ragione, l’intelligenza ne esce comunque offesa e la vergogna può essere soltanto un ripiegamento vittimistico. Che è appunto quello che non dobbiamo permettere. Anche se in questo caso siamo noi ad attribuire la vergogna ad un uomo che non sappiamo nemmeno in che termini la prova. C’è la vergogna collera, la vergogna sfida, la vergogna sputtanamento, la vergogna arroganza, la vergogna vergogna. Un pò come dicono i buddisti, se prendi uno stato d’animo puoi moltiplicarlo fino a tremila, e vai tu a prendere quello vero. Ma intanto la vergogna è stata nominata, questo conta, per noi più che per lui, e tirar fuori un uomo che forse si è nascosto è dire eh no, troppo comodo così. Come hanno detto Santoro o gente del piddi: “Ebbene, si è dimesso quel che doveva fare l’ha fatto”. Mica vero. Il tuo commento, ma anche il nuovo di Igor, mi hanno dato degli spunti sul vaolore pedagogico cui non avevo immediatamente pensato. Resto con la voglia di proseguire il ragionamento anche se non farò presenzialismo sul blog: colgo una grande amarezza nelle parole finali della tua riflessione, non so se sia più indignazione, senso di sconfitta o altro. Spero sia quel pò di schifo che occorre, come donna mi viene facile pensarlo e, nel caso, condividerlo con te. Non come rassegnazione o lamentazione ma come nutrimento di un nuovo discorso che, nonostante tutto, sta nascendo.
Un caro saluto
Katia
Ott 31, 2009 @ 14:53:58
Grazie Katia, questo mi consente una nuova svolta, di guardare meglio a ciò che ho scritto attraverso una riflessione condivisa e ragionata.
“In entrambe i casi abbiamo perso un pò tutti. Almeno questo è quanto a me resta in tasca.”
Credo che ci sia quello che indichi tu, in questa riflessione, ma anche la ricerca di uno sguardo che non giustifica di più o meno qualcuno per via di una affinità politica. Come a dire che certe regole che fan da struttura dovrebbero essere prima, precursori, e struttura.
Per il resto vorrei che il presenzialismo sul blog fosse parte proprio di quel processo che nutre ciò che di nuovo si può costruire…. e di nuovi ulteriori incontri …
Monica
Nov 04, 2009 @ 18:28:21
Io mi sento di concordare con Davide.
Anch’io ritengo che la vergogna sia un sentimento sociale e l’arroganza un sentimento antisociale. Credo anche che il ragionamento ed il modus operandi dell’On. Marrazzo non sia certo privo di intelligenza. La sua vergogna nasce da un senso di responsabilità verso la res pubblica e questo è sicuramente frutto di un passaggio razionale. Dico questo perchè il passaggio emotivo della vergogna è stato l’iniziale nascondersi nel tentativo di insabbiare tutto.
Voi riuscite tutti a dargli così facilmente torto? Quante persone messe davanti ad una gogna mediatica ed ad un pubblico sputtanamento avrebbero avuto la lucidità di ammettere immediatamente le proprie responsabilità? Siamo un popolo che cerca di evitare una multa anche quando passa col rosso sotto gli occhi del vigile e in un caso come questo l’On. Marrazzo avrebbe immediatamente dovuto consegnare il suo capo su un vassoio d’argento?
Quindi io ci vedo dell’intelligenza nella vergogna dell’On. Marrazzo e vi dirò di più,anche se la cosa mi preoccupa, io vedo intelligenza anche nei comportamenti di Berlusconi. La differenza è che nel primo caso (Marrazzo) questa ragione giunta a posteriori ha generato vergogna e autodenuncia nel secondo (Berlusconi) ha generato , come dice bene Davide , arroganza e in più minacce di denunce verso presunti magistrati(chiaramente comunisti).
Nov 05, 2009 @ 10:04:02
SI segnalano in proposito le riflessioni su Vergogna e Virtù che sono leggibili nel Blog Conferenze del Solstizio – Sezione Estate
Ad esempio:
http://www.studiodedalo.net/ConferenzeDelSolstizio/?p=51
http://www.studiodedalo.net/ConferenzeDelSolstizio/?p=101
la redazione salotto virtuale
Nov 05, 2009 @ 16:42:51
Mi chiedevo se non esistessero due forme di vergogna.
Una discende dal sentirsi scoperti, magari in situazioni imbarazzanti o poco dignitose o non consone, davanti a tutti.
A quel punto come è successo all’On. Marrazzo, ne discende un comportamento, diciamo, riparatorio o che in qualche modo identifica una vergogna che c’è stata.
L’altra è la vergogna che si prova davanti a se stessi o che si proverebbe davanti a comportamenti propri inadeguati, poco consoni e poco dignitosi.
In pratica ciò che sarebbe potuto succedere se l’On. Marrazzo, e mi scuso se lo uso nuovamente come esempio, si fosse vergognato di farsi ricattare, se si fosse vergognato all’idea di farsi ricattare; se si fosse dimesso subito denunciando i suoi ricattatori, che erano e sono – questione non secondario – Carabinieri e cioè garanti dell’ordine e della legge …
Il primo tipo di vergogna arriva un pò tardi, segnala la paura, e l’inevitabilità di fare altro per qualcuno che è ormai con le spalle al muro, chiuso all’angolo, privo di difese, di pensiero ed in fondo di risorse.
Non sono sicura che sia questo il tipo di vergogna che insegna qualcosa in più, quello che indica un cambiamento possibile.
La seconda vergogna invece crea una possibilità di scelta, mostra che ci son alternative prima di essere al tappeto e a ko.
Proprio perchè siamo un popolo di pusillanimi e furbetti, come indica Emanuele, che non possiamo accontentarci di vergogna di serie C.
Almeno io non ho voglia di ripartire da lì e cercare – da quella parte – nuove possibilità …
Nov 06, 2009 @ 15:10:37
Ciao a tutti, dopo giorni di silenzio e diripensamenti, leggendo i vostri interventi altrettanto appassionati e di altre persone più o meno d’accordo con me od indignate, ho pensato che fosse opportuno scrivere nuovamente sul caso in questione.
La vergogna di cui parlo è la vergogna di essersi vegognati. Una vergogna più impegnativa, a mio avviso, perchè fa i conti con le proprie debolezze ed anche con la propria carenza di coraggio (ecco perciò l’analogia che ponevo tra il caso Marrazzo e il caso delle persone ricattate dal pizzo).
Credo che solo quando si arriva ad acquisire la forza di NON sopportare più di essere ricattati e quindi ci si vergogna di essersi vergognati per l’oggetto del ricatto (transessuali, infrazioni varie, minacce od altro…), si è in grado di compiere un gesto di emancipazione.
E’ proprio la potenza dell’acting out che vorrei che noi fossimo in grado di cogliere, in qualunque situazione e forma si presenti.
Nov 07, 2009 @ 13:09:55
Questo dibattito mi piglia, e infatti rieccomi. Sarà che sono dentro nel giro di proiezioni individuali e collettive che questa vicenda suscita, muove e rimuove, sarà, e sia. C’è molta ricchezza, in parte esplorata in parte no, attorno a questo far friggere vergogna e intelligenza, all’accostamento che ne stiamo facendo. Mi piace. Credo anche sia fondamentale, come suggerite, non polarizzarle; diversamente potremmo perdere la tensione che corre tra l’uno e l’altro polo. Ad esempio i molti immaginari che i due termini muovono. L’immaginario erotico, abusatissimo ma nominato sempre a metà perchè mica si può dire tutto ( e chi lo dice è un visionario “contro” l’italianità famiglia-morale e Amore con la A maiuscola), l’immaginario attorno alla vita sociale, a quella politica, alle loro regole.
Ho la sensazione che passi anche da qui la gratificazione alla fatica che stiamo facendo: voglio una politica che sappia nominare i bisogni, voglio un’educazione primadonna. Un mio amico sociologo mi citava l’altro giorno un tale studioso che sosteneva che la politica non può occuparsi delle cose fondamentali della vita perché le cose fondamentali della vita non conoscono il linguaggio che permette loro di poter agire delle rivendicazioni. Se non sappiamo nominare, dire quali sono i bisogni fondamentali per le persone, allora non possiamo farli diventare materia di rivendicazione e lotta politica.
Per rendere onore alla nostra fatica di pensare vorrei rinunciare definitivamente a Berlusconi come termine di paragone, anche paragone di vergogna e intelligenza. Furbo e istrionico si pone fuori dalle regole; è persino collusivo e lamentarsi (o aspettarsi) perchè nelle regole non ci sta. Chi sta fuori dalle regole non dovrebbe poter istituire alcun discorso sulle regole, nemmeno come paragone. Cosa ancora NON ha nominato chi nelle regole ci vuole stare? Come esercizio di intelligenza non rinunciamo al confronto tra intelligenze, dovesse una delle quali chiamarsi berlusconismo.
Nov 09, 2009 @ 09:50:09
Questa faccenda secondo me si può interrogare anche da un altro punto di vista, oltre a quello politico e morale, ed è il rapporto con la dipendenza. Questo uomo che è il governatore del Lazio, così dipendente dal suo bisogno, al punto da piegarsi a qualsiasi ricatto e contemporaneamente al rischio di esporsi e di perdere tutto ciò su cui aveva puntato mi ricorda, con le dovute differenze, l’omino di cui parlava Igor nel suo libro “Il setting pedagogico” che, completamente asservito al suo bisogno di leggere libri, non si accorge della catastrofe che travolge il suo mondo, rimane completamente solo, ma continua imperterrito a leggere i suoi adorati libri, finchè non gli capita un incidente per lui mortale, inavvertitamente rompe i suoi occhiali da vista.
La vicenda Marrazzo mi pare che insegni come le dipendenze assolute e totalizzanti rendano fragili, perchè quando per un qualche motivo vanno in crisi lasciano completamente vulnerabili e in balia degli eventi. Fa riflettere come in una fase sociale come questa dove apparentemente si possono costruire molte “dipendenze” ovvero avere molti modi per appagare i propri bisogni, sembrano invece aumentare le dipendenze assolute, totalizzanti, quelle che rendono”imbecilli” perchè ciechi rispetto a qualsiasi altra istanza che non sia il bisogno di soddisfarle.
E’ vero però che siamo abituati a lasciare che questi”vizi” trovino la via del confessionale e quella del lettino terapeutico come unici luoghi di espiazione, trattamento, elaborazione. La politica e la morale si occupano di questi fatti solo quando gli scoop giornalistici li rendono violentemente pubblici.
Imparare a gestire il delicato e sempre labile confine tra scegliere di dipendere e subire la dipendenza, prima di trasformarsi in vizio privato, è una dimensione che riguarda tutti noi, per cui è un discorso già costitutivamente pubblico e poichè non è un’attitudine innata ma riguarda qualcosa che si insegna e simpara… chi riguarda?
Marina Balestra
Nov 09, 2009 @ 15:57:17
Sono felice di leggere che da un triste fatto di cronaca siate riusciti a estrapolare e offrire tanti stimoli alla saggezza.
Devo dire che il ” ci abbiamo perso tutti” di Monica mi trova tristemente concorde e non mi sento di nobiltare il gesto di dimissioni di Marrazzo, l’unico gesto immaginabile nell’ambito del lecito.
La riflessione di Marina apre a tutto campo e mi risolleva da quel mio sentirmi partecipe alla comunità dei persi ( ma non perdenti).
Nov 09, 2009 @ 16:37:42
ehi, splendido dibattito!! ma tutto questo non vi sembra centri con il tema della Conferenza del Solstizio del 16 dicembre…?
Date un’occhiata al post di lancio, hai visto mai che dal “caso” Marrazzo, che fra poco scomparirà perchè la Cronaca non regge tanto tempo uno stesso tema, non si riesca a continuare il dibattito sui temi più di fondo come la virtù, l’intelligenza, i gesti imbecilli e il come difendersi da questi ultimi.
Gen 16, 2011 @ 13:48:23
Al di là che ritengo senz’altro possibile amare un transessuale (ma non mi sembra questo il caso) penso che Marrazzo avrebbe benissimo potuto andare in quei luoghi “oscuri” perlomeno non con la sua automobile.
Io penso ci sia dietro una forte volontà (inconscia) di essere scoperto, fermato e quindi denigrato data la sua carica pubblica.
Una sorta di masochismo… moralmente non mi interessa giudicare, è adulto quindi libero di fare le sue scelte ma mi è sembrata una “pulsione di morte” in questo caso intesa come morte politica e pubblica ovviamente, voluta inconsciamente da lui stesso.