bambini separatidi Irene Auletta

Nel mio  lavoro, mi imbatto di frequente in provvedimenti del Tribunale per i Minorenni o in accordi sanciti di fronte ad un Legale in seguito alla separazione dei coniugi e alla regolamentazione della loro nuova organizzazione di vita come genitori.

In realtà, i nuovi accordi e la ricerca di un equilibrio inedito, dovrebbero porre al centro dell’attenzione i bisogni dei bambini, unitamente ai loro diritti, ma a volte mi sorge qualche dubbio.

Di recente una madre separata mi ha descritto la sua organizzazione mensile, insieme a quella dell’ex marito e del figlio di otto anni e, a metà descrizione, mi ero già persa. Prima settimana dal … al …  con la mamma, dal …  al … con il papà. Seconda settimana dal … al … con la mamma e dal … al … con il papà …. e così a ripetersi per quattro settimane in un’alternanza di giorni e orari che francamente, per essere seguiti correttamente,  credo richiedano l’utilizzo di un’agenda. I non addetti ai lavori potrebbero chiedersi perchè si giunge a tali follie quotidiane e, in realtà, la risposta è abbastanza semplice. Gli adulti, in questi casi che non sono poi così eccezionali, risultano incapaci di accordi, mediazioni, ricerca condivisa di altri equilibri e valutazioni circa il senso delle nuove scelte di vita per i loro figli e per loro stessi.

Un padre mi racconta che il figlio di nove anni protesta spesso dicendo, io non sono il vostre pacchettino, decidetevi con chi devo stare!

Difficili quesiti che di certo non si possono affrontare con immaginarie bacchette magiche, luoghi comuni o banalizzazioni della reale complessità.

Mi dico di frequente che il problema non sono le risposte giuste, ma la ricerca di nuove domande e, in casi come questi, parto da qui per orientare il mio sguardo mentre mi accingo ad aiutare e sostenere genitori che stanno attraversando momenti di grande confusione e disorientamento.

Se tutti tornassimo a farci più domande prima di decidere o di affermare il nostro pensiero, forse ridurremmo i tanti fastidiosi punti esclamativi che accompagnano, spesso con un filo di arroganza, molte delle nostre comunicazioni quotidiane. Quando ascolto, non so quali sono le soluzioni migliori e auspico di trovarle insieme alle persone che ho di fronte o al mio fianco, come colleghi. Non è sempre facile, perchè per ciascuno urge il bisogno di far valere il proprio punto di vista e io non sono certo esente da tali tentazioni.

Anni fa i figli dei genitori separati venivano definiti bambini con la valigia. Oggi mi piacerebbe che iniziassimo a condividere il senso dei viaggi.