Qualche giorno fa ho raccolto l’ennesimo racconto di una madre snobbata di fronte alle sue dichiarazioni legate a problemi di salute del figlio. In questi anni di professione, di storie analoghe ne ho incontrate davvero tante e qualcuna ho anche provato a trattenerla in qualche scritto. Tuttavia, l’elenco è molto corposo e ogni tanto riemergono ricordi.
Penso a quella madre che per anni ha incontrato una psicoterapeuta che metteva in discussione il suo amore per il figlio, prima di ricevere la diagnosi di una sindrome genetica che, peraltro, si allontanava parecchio dal sospetto della terapeuta. Quante volte avete sentito parlare dell’autismo e del fatto che fosse una patologia associata ad un cattivo attaccamento affettivo della figura materna? Immagino lo sguardo di tutte quelle donne travolte da questa interpretazione di fronte alla nuova versione scientifica, di qualche anno fa, che le esonerava dalla colpa e dalla responsabilità. Mi sembra di poter sentire il loro nodo allo stomaco e il gusto amaro in bocca.
Scusate se ci siamo sbagliati e per anni vi abbiamo trattate come le responsabili dei problemi dei vostri figli. Oggi la ricerca scientifica ha dimostrato altro. Arrivederci e grazie.
Anche se sono passati parecchi anni non ho dimenticato, nè mai scritto, le parole dell’illustre neonatologo che, non riconoscendo il problema di mia figlia, aveva diagnosticato per me una bella sindrome psicologica che affligge le madri attempate. In più, come pedagogista, ero pure esperta del settore …. la specie peggiore per le figlie! Non ho mai neppure scritto dell’incontro con il suo, altrettanto stimato collega neuropsichiatra infantile, che definì mia figlia una bambina zen e che non perse occasione per sottolineare che forse, una donna dinamica come me, poteva faticare ad accettare. Da cosa avrà capito, in un solo incontro, che sono una donna dinamica? Doveva essere parecchio esperto per confondere la disperazione con l’ipercinesi.
Giuro che è tutto vero e che potrei fare in qualsiasi momento nomi e cognomi.
Negli anni la mia storia si è incrociata con quelle di tante altre madri e, anche se ogni volta il mio dolore è meno acuto, mi raggiunge sempre un’eco travolgente, insieme ad un profondo senso di rabbia e di ingiustizia.
Ma questi signori e signore che hanno sparato per anni sentenze, e che ancora oggi non esitano a mettere bollini sulle relazioni tra genitori e figli, si fermeranno ogni tanto a pensare a quello che hanno causato e al male che hanno fatto le loro parole?
Glielo auguro, ma in cambio aspetto ancora qualcosa, per tutte noi.