
di Igor Salomone
Sono chiuso in casa da più di un mese. Il mio lavoro è rallentato, apparentemente. Non sono più con la valigia in mano un giorno sì e uno no per correre di città in città a portare formazione e supervisione. Accidenti, chi l’avrebbe detto che questo fatto non mi sarebbe mancato?
Di cose che mi mancano ce n’è una cifra: camminare, andare in bicicletta, uscire a cena, andare al cinema, abbracciare le persone, allenare il mio kung fu, insegnare il mio kung fu. Però di prendere treni su treni, francamente no.
Come tantissimi altri, ho traslocato parte delle mie gite professionali nel salotto, talvolta in camera o qualsiasi altro angolo della casa si presti ad allestire uno dei tanti set di registrazione o di chiamata audiovideo. E devo dire che lo trovo divertente. Ma non solo.
Ho la sensazione di stare nel bel mezzo di un momento epocale. E di momenti che ambiscono a questa definizioni nella mia vita non ne ho certo attraversati pochi. Passo le mie giornate a studiarlo questo momento.
Siamo in molti immobilizzati a casa, in un tempo sospeso. Eppure la mia sensazione è di un’accelerazione collettiva che ci sta facendo sperimentare in diretta un cambiamento molto rapido. Non so in che direzione, no so se sarà una cosa buona o meno. In realtà di cose poco buone in tutta questa faccenda se ne possono trovare moltissime, ma una cosa mi affascina: la velocità con la quale l’educazione è costretta a modificarsi.
E allora ben venga la turbopedagogia, una corrente in rapido movimento che ci chiede e ci permette di ritornare sulle nostre certezze, di smontarle una a una e di andare oltre l’ovvio. Che, a ben vedere, dovrebbe essere il cuore stesso di ogni intento educativo.
Buon ascolto. Mi auguro che vi piaccia e che vogliate lasciarmi le vostre impressioni, idee, esperienze su:
Telgram a @igorsalomone
Spreaker (la piattaforma dove è pubblicato il podcast)
igor.salomone@me.com
Apr 10, 2020 @ 17:33:53
La tartaruga contro la lepre: una bella storia di corsa e di vittoria ribaltata.
Mi immagino oggi una corsa che avvenga in sfida di tre: che velocità avrebbe l’educazione? Sicuramente, non gli interesserebbe di vincere.
E’ vero che l’educazione funziona nella misura in cui aiuta trasformarsi, ad attraversare le trasformazioni del sociale, a “farsene qualcosa” dei cambiamenti che, a varie velocità, abitano il mondo. Sostanzialmente si adegua quindi.
Ma mi chiedo: l’educazione a che velocità viaggia? Che velocità chiede ai soggetti implicati?
Mi sono risposto così: l’educazione cammina ogni giorno, senza mai fermarsi, ma lascia incredibilmente agli altri la possibilità di superarla.
La mia risposta rimane parziale, desiderosa di confronto, ma rimane una risposta.
Forse troppo veloce.