di Igor Salomone

Sono chiuso in casa da più di un mese. Il mio lavoro è rallentato, apparentemente. Non sono più con la valigia in mano un giorno sì e uno no per correre di città in città a portare formazione e supervisione. Accidenti, chi l’avrebbe detto che questo fatto non mi sarebbe mancato?

Di cose che mi mancano ce n’è una cifra: camminare, andare in bicicletta, uscire a cena, andare al cinema, abbracciare le persone, allenare il mio kung fu, insegnare il mio kung fu. Però di prendere treni su treni, francamente no.

Come tantissimi altri, ho traslocato parte delle mie gite professionali nel salotto, talvolta in camera o qualsiasi altro angolo della casa si presti ad allestire uno dei tanti set di registrazione o di chiamata audiovideo. E devo dire che lo trovo divertente. Ma non solo.

Ho la sensazione di stare nel bel mezzo di un momento epocale. E di momenti che ambiscono a questa definizioni nella mia vita non ne ho certo attraversati pochi. Passo le mie giornate a studiarlo questo momento.

Siamo in molti immobilizzati a casa, in un tempo sospeso. Eppure la mia sensazione è di un’accelerazione collettiva che ci sta facendo sperimentare in diretta un cambiamento molto rapido. Non so in che direzione, no so se sarà una cosa buona o meno. In realtà di cose poco buone in tutta questa faccenda se ne possono trovare moltissime, ma una cosa mi affascina: la velocità con la quale l’educazione è costretta a modificarsi.

E allora ben venga la turbopedagogia, una corrente in rapido movimento che ci chiede e ci permette di ritornare sulle nostre certezze, di smontarle una a una e di andare oltre l’ovvio. Che, a ben vedere, dovrebbe essere il cuore stesso di ogni intento educativo.

Buon ascolto. Mi auguro che vi piaccia e che vogliate lasciarmi le vostre impressioni, idee, esperienze su:

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