di Irene Auletta
In effetti non ci avevo pensato fino a quando i commenti di alcuni genitori non mi ci hanno fatto riflettere. Da oggi, scuole di ogni ordine e grado chiuse in molte regioni. Ma i bambini e i ragazzi cosa stanno capendo e assorbendo di quello che sta accadendo? Alcuni raccontano di manifestazioni di paura, di domande continue, di vero e proprio panico. Altri di apparente totale disinteresse.
Ieri, in una trasmissione televisiva, ho ascoltato ragazzi delle scuole medie superiori esprimere senza alcun dubbio la loro idea di chiudere le frontiere. Ma quali frontiere? Terra, aria, mare?
Mai come in questo momento credo che sia importante, per la questione specifica, affidarsi e fidarsi degli esperti. Al primo posto epidemiologi e virologi.
Ma noi tutti, nel nostro ruolo di genitori, educatori, insegnanti, pedagogisti abbiamo qualcosa che possiamo fare, banalmente per non lasciare soli bambini e ragazzi in questa situazione e, soprattutto, per proteggerli il più possibile da comunicazioni distorte, allarmiste e a volte incomprensibili o contraddittorie.
L’ansia dilagante tocca con forza il nostro rapporto con la fragilità e l’imprevisto, con tutto ciò che sfugge al nostro controllo. Oggi più che mai il rapporto con la vulnerabilità sembra diventato un tabù.
Togliamo un po’ di veli e come adulti assumiamoci la responsabilità di aiutare bambini e ragazzi a capire, non sottovalutando tutto ciò che in questi giorni probabilmente li ha già raggiunti e investiti senza alcun filtro.
Ma tanto i bambini non hanno ascoltato … I ragazzi pensano ad altro!
Lasciamo in soffitta queste vecchie frasi ricorrenti e rimbocchiamoci le maniche che l’educazione, proprio in questi giorni, ha parecchio da fare.
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