
Di Nadia Ferrari
(Grazie Nadia)
Caro Igor ho letto ieri in un fiato il tuo nuovo libro. Secondo me, “Secondo me” è un capolavoro.
Come sai parlo da insegnante, la tua riflessione torna sulla struttura fondante dell’educazione arricchendola e con un affondo deciso e determinato sul valore della “scena educativa”, è lì che si gioca lo sguardo pedagogico e di conseguenza il suo gesto. Una sfida difficile quelle di giocarsi nel momento. Molto difficile, perché appare come una dimensione senza chance, se sbagli al momento è l’irreparabile. Si può comprendere l’ostinazione nella richiesta e ricerca della risposta “giusta” … è così sinché non si concepisce che è possibile imparare anche dalle cose che non riescono, da quelle mancanti, dalle gaffe e da tutti i vari impicci che la pedagogia nomina da sempre come possibilità. Ma che nessuno accetta …
Stiamo attraversando purtroppo o per fortuna un’epoca di cambiamenti. È la complessità. Questa benedetta complessità che tu racconti in modo egregio, tanto affascinante nella lettura poi, nella vita vera, ci ammazza e con cura cerchiamo di scansare come cosa poco gradita.
Ecco, secondo me, i tuoi libri e insegnamenti sull’educazione forniscono (forse) l’unico strumento necessario e utile a chi appartiene all’avventura (bella e faticosa) dell’insegnare: provare a navigare nel mare della complessità imparando da ciò che si incontra. Una grande liberazione!
Non è più importante incontrare le colleghe giuste, i bambini giusti, i formatori giusti, i luoghi giusti, i momenti giusti, né tanto meno possedere tutte le tecniche e i modelli che il mercato dell’educazione light offre per facilitare ciò che non è bonificabile, pena la sua dissoluzione.
Da anni ormai diserto con consapevolezza tutti i corsi che hanno trasformato i pensieri dei vari maestri in “orribili” modelli tecnici di facile applicazione. Da anni ormai rivolgo la mia curiosità ai maestri per sapere come ri-animare a modo mio la loro eredità. Il tutto grazie a te Igor che, più e più volte, mi ha preso tra le braccia il viso e invitato a guardare ciò che avevo sotto gli occhi.
Leggere questo tuo saggio di secondo livello, per chi abita il primo, è ancora più interessante: pare di essere in “acquario” dove chi è in simulazione però non sei tu con il tuo bagaglio di insuccessi ma il formatore. Finalmente intravedi le risposte che avresti dovuto ricevere ad aspettative e domande raccolte dal formatore di turno, scritte su chilometri di cartelloni e poi lasciate cadere nel nulla.
Quel pensiero in grado di collegare granchi e aragoste, primule e schizofrenici pare costitutivo e assente in ogni livello. Forse, come sostieni nel finale, ogni pedagogista dovrebbe fare lo sforzo di avere chiaro l’oggetto intenzionale su cui basa il suo insegnamento. Lo dovrebbe fare per noi.
C’è storicamente una grande responsabilità dell’accademia nel non definire la pedagogia come disciplina legittima, singola e separata dalle altre, in parte si comprende la difficoltà dell’officina di innamorarsi della pedagogia per tradirla con gli strumenti altrui… ma oggi penso anche alla bellezza di sapersi generati da una disciplina che basa le fondamenta sulla propria incertezza e sulla continua ricerca. La pedagogia è femmina!
Come ti dicevo anni or sono torna “rotondo” il tuo setting pedagogico ma con una chiarezza cristallina nel descriverlo che ora è proprio impossibile non vederlo.
Per tutto il libro la nostra lunga storia di amicizia si intreccia con quella del maestro. Io c’ero in tutti i tratti del racconto e ci sono ancora. Ma per la prima volta ho sentito più vigoroso esserti stata allieva che amica. Credo semplicemente di aver capito meglio alcune cose … oppure tu le hai sapute spiegare meglio, o tutte due le cose assieme.
Molto emozionante il tuo riconoscimento al maestro.
È un piacere leggerti perché scrivi in modo incantevole (secondo me), le pagine scorrono attraversando paesaggi che sanno di cultura, eventi, storie, ricordi, affetti, atmosfere … sei bravo Igor, molto. E molto divertente. “Ancora” Igor ne vogliamo ancora …
In conclusione, secondo me, il tuo è un libro d’amore che parla delle tue grandi passioni.
Gen 14, 2020 @ 22:59:16
Un abbraccio a Nadia
Gen 15, 2020 @ 08:26:06
Grazie Massi! Mi fa molto piacere che segui “Crinache pedagogiche” penso che sia molto utile ed interessante condividere esperienze che riflettono sull’educazione sia come insegnanti che come genitori.
Gen 15, 2020 @ 19:46:05
“La pedagogia è femmina” mi pare una definizione epocale. Leggerò “Secondo me” meglio. Sarà un …secondo miglior modo dopo quello di “Un setting pedagogico” che ho sottolineato a tre colori, ormai. Grazie. (sul blog è scritto conttattami – se è refuso è simpatico che resista. Sennò è un invito raddoppiato e dunque vale due volte).
Gen 17, 2020 @ 12:06:57
Bella eh? Ma in che senso leggerai “Secondo me” meglio? l’hai già letto…? Sì è un refuso, ma terrò conto della tua valutazione e lo farò resistere!