il gusto oltre la superficiedi Irene Auletta

In apparenza due notizie molto differenti. Eppure mi frullano nella testa riconoscendosi connesse tra loro prima che io ne riesca ad afferrare il perchè.

I commenti sul discorso tenuto all’ONU dalla giovane attrice Emma Watson e un articolo che intitola “Il nostro settembre ostaggio delle maestre”. Così come nel primo l’attrice pare aver ricevuto molte offese e minacce per il fatto di essersi dichiarata femminista, nel secondo, con un triplo salto mortale forse anche carpiato, si connette la richiesta di inserimento presso i servizi per l’infanzia al recente fenomeno che nomina i giovani adulti bamboccioni.

Alla fine, parole che negli anni hanno arricchito il loro bagaglio di preziosi significati, di importanti riflessioni e dell’esperienza di moltissime persone che ci hanno creduto, finiscono con l’essere banalizzate e diffuse unitamente a stupite ricette di istruzioni per l’uso che sembrano accontentare il gusto assai discutibile di una certa categoria di destinatari.

Io sono stufa e credo che tutti noi, di fronte ad episodi analoghi dovremmo assumerci la responsabilità di dire basta. La mia, sia chiaro, non è solo una riflessione a difesa del femminismo o dell’inserimento nei servizi per l’infanzia, ma un tentativo di andare oltre rifiutando un modo di informare che ahimè, cosa ancora più preoccupante, è diventato anche una modalità ricorrente in molti scambi e confronti vis a vis.

Mi ritrovo spesso di fronte a tanta ignoranza malcelata o a chi, dinanzi alla domanda di spiegarsi meglio, sfoggia una serie di etichette modello psicologhese scadente. Avete notato quante volte riferendosi a qualcuno, che magari sta dicendo qualcosa che non condividiamo, si dice che è fuori di testa, problematico, disturbato, non normale? Ma è veramente così? Siamo davvero una generazione di folli?

Io non credo affatto. Credo che le parole per molti sono diventate come oggetti vuoti pronunciate così, tanto per riempire tempo e spazio o per uniformarsi a bizzarre linee di tendenza.

Cari signori, vorrei dire ai lettori o oratori un po’ superficiali, il femminismo ha una storia assai profonda che forse, prima di fare i vostri commenti, dovreste quantomeno conoscere e magari anche studiare. Allo stesso modo, seppur in un contesto molto differente, l’inserimento dei bambini nelle strutture educative fonda origine in studi molto seri che, magari si potrebbero anche rivedere e riaggiornare, ma di certo non possono essere liquidati con commenti pret-a-porter.

Una volta, di fronte a frasi ritenute sconce o non adeguate si invitava a lavarsi la bocca con il sapone. E una passatina anche al cervello?