sottosopradi Nadia Ferrari

Da due mesi mia madre 83enne vive con me.

Violentemente da un giorno con l’altro ti ho strappata dalla tua realtà, per il tuo bene mamma, per amore, sembra. La dottoressa disse: finché gli anziani sono autonomi é necessario rispettare le loro scelte, poi bisogna intervenire ed in effetti non si sa mai bene “quando” é il momento giusto.

Parole che a tratti, rammentandole, mi risollevano. Non l’ho fatto per farti del male mamma anche se di questo si tratta. Una sofferenza dilaniante é disegnata sul tuo viso e sul mio. Mischiata al mio stato confusionale che alterna senza tregua una compassione traboccante e una rabbia incontenibile, per ciò che ci tocca. Due donne perse. Io figlia e tu madre incapaci di reggersi neanche sulla solidarietà di genere.

Guardandoti, senza essere vista, ho cercato nelle pieghe delle rughe del tuo viso un segno di conforto per te, di riconciliazione per ciò a cui ti sto costringendo per me. Le tue labbra a volte scollegate dalla mente lasciano sfuggire parole ad alta voce, rivolte al nulla, espressione di pensieri segreti in volo “mi é capitata grossa” sussurri. Lo so mamma, ma queste non sono le parole che io avrei voluto sentire.

A settembre al ritorno a casa frequenterai un centro per anziani diurno. Mi ha raggiunto la notizia al telefono. Ti hanno insperatamente accettata! Una vera fortuna. Ed ora, dopo averti tolto da casa tua, dalle tue cose, dalle tue amicizie, dal tuo paese dovrai affrontare anche questo. Ad 83 anni? Mi sembra di essere di fronte a quei giochini per bambini che si trovano sparsi sui lungo mare dei luoghi di vacanza creati apposta per far spendere soldi ai genitori: “spara all’orso” mi pare si chiamino. Giochi in cui non appena sconfitto un mostro se ne fa avanti un altro! Allenarsi a non avere pace é il loro insegnamento.

Mamma ci devi andare, ti dirò, è importante per la tua salute, farai delle attività. Potrai avere nuove amicizie. Sapendoti lì io starò più tranquilla al lavoro.

Ad ognuno la sua parte ed a me ora tocca di scegliere al posto tuo e nel mio intimo so che alla fine é un trucco. Si tratta di scegliere tra la tua qualità della vita e la mia e io scelgo per me mamma. Per la mia sopravvivenza, per l’equilibrio dei rapporti all’interno della mia famiglia, per il nostro benessere e poi, anche per te mamma, che hai avuto la fortuna di invecchiare. Ci sono tanti modi di essere madre, tu non mi hai mai curato come classicamente ci si aspetta, ma ora, alla fine, accettando silenziosamente di entrare nella città dolente, anteponendo la mia serenità alla tua, ti stai occupando di me.