intelligenza pluraledi Irene Auletta

Momento dell’anno dove si ritirano schede scolastiche e si fanno colloqui con gli insegnanti e i professori dei propri figli. Si portano a casa soddisfazioni, delusioni, incoraggiamenti e speranze.

Tuo padre mi racconta del colloquio avuto con le tue insegnanti e io poco dopo mi ritrovo immersa a leggere il tuo “piano educativo personalizzato”, che traccia un tuo profilo, così per come lo vedono le tue insegnanti.

Non riesco quasi mai a vivere questo momento con serenità perchè devo continuamente lottare con il crampo allo stomaco che mi attanaglia, a fasi alterne, anche la gola. Mi passerà mai? So bene che tu sei altro e che anche le tue insegnanti vedono altro in te ma, i linguaggi a disposizione in occasione di una valutazione, finiscono con il mortificare quello scambio che avviene da anni, quotidianamente, grazie al diario che scriviamo per dare parole a ciò che ti accade, a casa e a scuola.

Insomma, oggi è un po’ come il giorno del mio compleanno che, spesso, mi chiama a fare bilanci, valutazioni, pensieri e connessioni tra il passato e il futuro. Un inevitabile misto di pensieri positivi e preoccupazioni sempre in agguato, in netto aumento, con il passare degli anni. Mi preoccupa, infatti, il tempo che scorre e corre ma solo perchè penso all’impegno necessario per starti vicino, aiutarti, continuare a insegnarti tenacemente e, semplicemente, essere tua madre.

Prima di scivolare in una versione psico-noir della giornata, mi arriva in soccorso una battuta sulla tua intelligenza che mi spinge ad andare oltre. Di quale intelligenza stiamo parlando figlia mia se quello che leggo potrebbe riguardare senza problemi un bambino di pochi anni?

Ci aiutiamo, io e tuo padre, elaborando pensieri e ragionando insieme sulle forme della tua intelligenza che, evidentemente, vanno ben oltre le elementari competenze che ti vedono ancora in affanno. E’ vero, mi ricordo ancora il sollievo di fronte alle teorie delle intelligenze multiple e alla ricerca delle tue possibili. Dobbiamo assolutamente impegnarci a trovargli un nome anzi, dei nomi, altrimenti la faccenda è ancora troppo debole.

Da stasera ci proviamo e partiamo da qui. Come si potrà nominare quella tua capacità di esserci, di stare nell’incontro e nella relazione, di riempirci spontaneamente la vita?