In questi giorni sono accadute alcune cose.
La mia memoria ha registrato fatti, accadimenti, emozioni riferiti al ruolo di coordinamento, quasi distrattamente, come qualcosa che chiede di essere chiarita dentro di me e trattata con gli altri. Rimandati nel tempo, per paura di esporsi o per pigrizia di pensiero, sono gli aggiustamenti possibili ad avere la meglio sulle cose che accadono.
E così pian piano il senso delle cose lo smarrisco.
Chissà perché nel proprio lavoro non ci si prende del tempo per soffermarsi sui piccoli dettagli? Perché proseguire il cammino inventandosi ogni parte possibile pur di andare? Magari tirando chi si lamenta, perdendosi in sentieri fuorvianti senza avere il coraggio di dirlo, sorreggendo, indicando la meta, concentrandosi inevitabilmente sulle fatiche senza gustarsi piccoli traguardi.
Credo che i garbugli relazionali e di senso dell’andare nel mondo e nel ruolo professionale possano nascere proprio da qui. E’ come se fosse necessario, di volta in volta, giocarsi in prima persona per capire i propri pensieri e le sensazioni senza rinunciare a dirle e con l’altro provare a capirne il senso, proprio per fare un po’ di strada insieme. Di volta in volta definire ogni piccolo dettaglio, come fossero radici che sorreggono l’albero.
Si sente che sono fatiche diverse e forse è necessario scegliere quali fare. E quando l’andatura diventa molto “zoppicante”, a volte non immagini neppure che ce ne possa essere un’altra.
A dicembre, dopo una supervisione, ho deciso che l’andatura scelta come coordinatore non era più sostenibile, era troppo faticosa, non ne percepivo più il senso. Mi sono detta che era giunta l’ora di una sosta per condividere questi nuovi pensieri e consapevolezze con il gruppo di lavoro.
Mentre mettevo in pratica i pensieri, che erano molto chiari, mi ha sorpreso sentire le emozioni che accompagnavano questi nuovi passi. Era come se stessi perdendo qualcosa a cui mi ero affezionata! Come è possibile che ti sei affezionata a questi dolori?!!! Tutto ciò che per anni è stato il tuo cruccio …
Si, è stata questa la scoperta. Con il tempo anche i dolori diventano nostri, riconoscibili e quasi amabili. Forse è proprio per questo che è difficile lasciarli andare e introdurre cambiamenti.
Gen 27, 2013 @ 16:29:27
Ho avuto lo stesso tipo di problema legato al lavoro qualche anno fa; i ritmi a cui ero arrivato non erano più sostenibili per me, lo stress aumentava sempre più ed il tempo libero era pressoché inesistente. Questa situazione mi procurava sofferenza e dolore soprattutto a livello interiore tanto che ad un certo punto ho deciso prendermi una pausa per vedere poi di cambiare radicalmente tipo di vita. A differenza di te non mi sono affezionato a questo tipo di sofferenza e devo dire che aver trovato il coraggio e la forza di cambiare ( facendo un salto nel vuoto ) mi ha fatto rinascere.
Un saluto
Feb 10, 2013 @ 23:40:42
bella, Luigina, la tua riflessione….mi sa che scatta un “domino post”…ovvero ci scrivero’ anch’io sul blog Danzare il tempo….
Qualcosa è cambiato | Danzare il tempo
Feb 23, 2013 @ 23:18:13
Feb 24, 2013 @ 10:05:53
grazie Monica S
un link per proseguire nella riflessione
http://progettiguerrieri.wordpress.com/2013/02/23/qualcosa-e-cambiato/
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