Eccomi di nuovo sull’articolo di Repubblica del 5 gennaio, siamo al terzo punto: la mitica quaestio pedagogica dell’Attenzione…!!!
Il primo punto, sulla Memoria, lo trovate qui
Il secondo punto, sulla Scrittura, lo trovate qui

3. L’attenzione. Il computer affina la nostra abilità di multitasking, ma peggiora le nostre capacità di filtrare le distrazioni
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Ah, la distrazione! non è forse il peggior nemico dello studio? Era uno dei ritornelli preferiti di mio padre: stai attento, concentrati, applicati, giocherai dopo, ora pensa a quello che stai facendo, impegnati. Un profumo ricorrente d’Alfieri, di sedie, di corde che trattengono alle sedie, di scrivanie davanti alle sedie e montagne di libri sopra le scrivanie. “Volli, sempre volli, fortissimamente…”
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Per ottenere un risultato bisogna concentrasi su quello che si vuole ottenere, andare dritto verso l’obiettivo ed evitare ogni tentazione che porti a deviare dal percorso intrapreso. Occhio a Scilla! occhio a Cariddi! non ascoltare le sirene! Un vero e proprio concentrato del Principio di Volontà sul quale si è retto l’intero immaginario pedagogico nostrano. Poi dice come mai “pedagogico” è diventato sinonimo di ammuffito, polveroso, stantio, noioso, petulante, pedante e via tromboneggiando.
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Non so, mi penso entrare in un bosco. Amo infilarmi nei boschi. Che abbia o meno una meta, di sicuro quello che non faccio mai è restare sulla via. A ogni albero, a ogni fiore, a ogni fungo finisce che faccio qualche deviazione. Dovrei andare di là, questo mi dice la testa, ma vado dall’altra parte. Anche solo un poco, mi dico, arrivo sin laggiù e poi torno. Naturalmente, arrivato “laggiù” si ripete la stessa storia. E’ così che mi infilo nei boschi. E, a dirla tutta, nei prati, nelle città, nelle periferie. E non mi perdo mai. Forse è culo. Forse perchè se mi imbatto in un albero-fiore-fungo o in un portone, un negozio, una terrazza, un campo incolto che ho già in qualche modo incrociato, il mio navigatore interno “ricalcola” e ritrovo immediatamente il cammino.
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Insomma, sembrerebbe che le distrazioni, alla fine, siano esattamente ciò che mi permette di arrivare dove voglio arrivare. Viceversa, quando cerco di ottenere a tutti i costi una cosa, non ci riesco mai. O io vengo da un altro pianeta, o è ora di guardare le cose in un altro modo.
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In fondo, dipende tutto da come ci si immagina la vita. Se assomiglia a una stradella lineare cha parte dal punto N (nascita) al punto M (morte), passando per tre o quattro tappe ovvie e uguali per tutti, forse concentrarsi sull’obiettivo è una buona strategia. Intendo dire, forse lo è stato. Ma vi sembra che la vita sia ancora questo?
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Se la vita è una foresta, una grande città, una sterminata periferia, che senso ha continuare a pensare che la competenza fondamentale di cui abbiamo bisogno è di andare avanti per la nostra strada senza distrarci mai? Che significa saper “filtrare” le distrazioni? Una volta si diceva “evitare”, era più facile da capire. Ma “filtrare”? nel senso di saper scegliere solo quelle utili? ma se sono utili sono ancora distrazioni? e se non ci si fa distrarre da una probabile distrazione, come si fa a scoprirne l’eventuale utilità? o magari a confermarne l’inutile ma meravigliosa bellezza?
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Ho un sacco di amici e collaboratori che non si distraggono mai quando lavorano al computer. Salvo magari fermarsi ogni tot per fare un solitario. Sono gli stessi che fuori dei due o tre programmi che hanno imparato a usare, non hanno la più pallida idea di cosa sia un computer e in Internet ci vanno solo se ce li manda qualcuno, scappandone prima possibile. A ben vedere, il mondo del web e tutti i suoi ingressi hardware, sono né più né meno che un bosco nel quale entrare per distrarsi a ogni albero-fiore-fungo. E’ così che se ne apprende la struttura, si riconoscono i cammini, tracciandoli per indicarli agli altri.
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Quindi è probabile, che l’uso intensivo del computer non inibisca l’attenzione, ma l’addestri a navigare tra mille distrazioni inventando percorsi, offrendo smarrimenti e spingendo a disegnare strade per il ritorno.
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Quelli che, invece, vorranno continuare a coltivare la concentrazione seduti e legati davanti al loro compito, finiranno con il condannarsi all’ergastolo nel proprio giardino di casa.
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Gen 09, 2013 @ 08:19:51
Amen.
Gen 09, 2013 @ 08:56:38
Nel senso che ti é sembrata un’omelia…?
Gen 09, 2013 @ 09:07:04
Assolutamente no…nel senso di “cosi sia”. Sono pienamente d’accordo con quanto da te scritto e te ne ho voluto rendere merito. Troppe volte si leggono commenti del tipo “bello ma ” ottimo però,,,” o “aggiungerei anche che…”. Siccome invece sono d’accordo su tutto e non aggiungerei altro ho utilizzato i nostri padri latini per manifestare il mio pieno consenso.
Niente di religioso solo umana stima.
Gen 09, 2013 @ 09:20:49
Allora….grazie!
Gen 09, 2013 @ 09:28:49
Grazie a te per gli spunti di riflessione. Siamo esseri ben strani. A volte senza memoria. Basterebbe ricordarsi di quante volte, da adolescenti, più ci spegnevano televisori, chiudevano finestre, zittivano mangianastri e più si trovava comunque una foresta-fungo da seguire.
Gen 09, 2013 @ 08:29:12
interessante questo tuo rovesciamento di una serie di luoghi comuni….come sai…a me piace guardare e attiongere dalle radici e quindi voltarmi indietro a raccogliere quello che di “buono” credo ci sia stato anche nel passato….anche…quindi non mi piace neanche vivere solo per quello connotando negativamente ogni aspetto della (post) modernità. Perchè qualsiasi “eredità” culturale, se si vuole che abbia delle cose da dire oggi, credo debba essere fatta rinascere nel contesto presente…detto questo…poi pero’ non mi piace nemmeno la posizione altrettanto estrema di chi predica l’innovazione fine a sè stessa e definisce come “buona” a prescindere qualsiasi nuova invenzione “tecnica” e scientifica, applicabile quindi in ogni contesto in maniera acritica.
Gen 09, 2013 @ 08:58:25
Grazie Monica. Ma questo tuo commento é a questo post sulla distrazione oppure sui bei tempi andati? Scusa, mi sono distratto…
Gen 09, 2013 @ 09:22:06
assolutamente “in tema” all’elogio della distrazione…;)