di Irene Auletta

Tipico modo di dire utilizzato in gran parte delle regioni del centro sud per rivolgersi ai propri figli. Sostituisce i vari amore, caro, tesoro più abituali in altri dialetti e, seppur utilizzato da molte donne, sembra restituire ogni volta una magica esclusiva proprio a quella relazione li’, tra quella madre e quel figlio.

Come donna con origini del sud mi capita spesso di utilizzare quest’espressione con mia figlia e in genere lo faccio quando quello che voglio dire e’ “non preoccuparti … c’è la mamma qui vicino” oppure per ribadire l’esclusività di quel nostro particolare momento e la mia attenzione alle sue richieste.

Così e’ accaduto qualche giorno fa quando, per l’ennesima volta, ho dovuto affrontare la ragazzina che ti stava facendo il verso per il tuo modo di ridere. La mamma tigre che sono e che ogni volta deve fare i conti con il suo dolore, si e’ messa per un attimo  in  disparte e mi ha lasciato fare.

Ho detto alla ragazzina, arrivando alle sue spalle inattesa, che tu stavi facendo una cosa molto difficile. L’ho invitata a provarci anche lei, ad esprimere una forte emozione ma, senza utilizzare le parole …. perché altrimenti e’ troppo facile!

Nel frattempo guardavo Luna e pensavo a cosa potesse percepire o comprendere di quel nostro scambio. La ragazzina ha abbandonato la faccia da presa in giro ed e’ diventata improvvisamente molto seria. Speriamo abbia imparato qualcosa e che la prossima volta, prima di prendere in giro qualcun’altro, ci pensi per una frazione di secondo in più.

Poi sono tornata vicino a te. “Anche per oggi, ‘ a mamma, ce la siamo cavata!”. Ti ho ricordato come faccio spesso che, semmai riuscirai a dire anche una sola parola e quella non sarà mamma ma una parolaccia, avrai tutta la mia solidarietà e comprensione.