“Come si chiama?” … ” Luna” … “quanti anni ha?”…”Quattordici, va per i quindici”…”E’ malata?”……”…no, è nata così”….”e si può curare?”….
Strani dialoghi si tessono in mezzo al mare a bordo materassino. Lei, dice, si chiama Giulia e ha nove anni. Si è avvicinata non so se attratta dai nostri giochi galleggianti, dalla evidente stranezza di mia figlia o dal fatto che ci fossi io che stavo giocando e lei avrebbe potuto farsi un giro. Ad ogni modo, l’approccio è stato da manuale: nome, età, numero di matricola e poi il tentativo di capire cosa avesse quella strana bambina con i braccioli.
“Nella tua classe non ci sono bambini disabili?”…”No”…”beh, Luna è fatta così, un bambino cieco è fatto così non è malato”…”Luna è cieca?”…”no, intendevo solo dire che è nata così”…”e si può curare?”….
Ora qualche bambinologo dirà che quella ragazzina cercava solo di darsi una spiegazione rassicurante: una “malata” si può curare appunto, dunque ha qualcosa che si può riparare. Prospettiva meno spaventosa del mio “è fatta così” che prefigura scenari terribili di ranocchi condannati a restare tali, nonostante i baci di un esercito di principesse. Ma non sono poi così sicuro che la spiegazione stia tutta nella psicologia infantile.
Mi sono chiesto in realtà come siano state presentate a Giulia le condizioni delle persone disabili che avrà certamente incontrato nei suoi nove anni di esistenza e come gliene avranno parlato i genitori, gli insegnanti, il prete, gli animatori del centro estivo. Sono tutte le Giulie del mondo che condizionano i loro interlocutori a definire “malate” le persone disabili, perchè è la spiegazione più facile da dare, oppure a forza di fornire spiegazioni facili, tutte le Giulie del mondo finiscono col credere che il mondo è Il Mulino Bianco e se qualcosa va storto è solo una malattia che, come tale, deve pur essere curata in qualche modo?
Mi spiace, ragazzina con la maschera incontrata stamane in mezzo al mare, Luna, mia figlia, non è malata. E’ nata così e non si può aggiustare. Ma non nel senso che è afflitta da una malattia incurabile, genere che prima o poi ti toccherà di conoscere, ma nel senso che in lei non c’è nulla da guarire. La prossima volta, magari tra qualche anno, magari quando sarai cresciuta, prova a chiedere a me se sono riuscito a guarire da ciò che mi ha procurato l’avere una figlia come mia figlia. Ti dirò di sì, e anche questo è rassicurante no?, e proverò a raccontarti come…
Ago 17, 2012 @ 20:20:57
Io spiegavo ai bambini che si era un po’ tutti diversi, come le macchine, le moto e le biciclette. Poi dicevo che mio figlio era nato motorino, che sembrava lento e stentato nelle strade però quando le macchine si fermavano al semaforo lui aveva imparato a svicolare nel traffico. In genere questo li rasserenava e facevano a gara per dirmi che tipo di autovettura erano loro… 😉
Ago 18, 2012 @ 10:51:09
in queste sere d’estate, abbiamo passeggiato molto per le strade dei luoghi a cui apparteniamo, sedendoci di tanto in tanto fuori ai tavolini delle caffetterie a bere o mangiare qualcosa. Lo abbiamo fatto di sera tardi, vuoi per la frescura, vuoi perchè…non trovi in giro tanti bimbi che guardano Rossella e magari ad alta voce potrebbero dire “guarda, così grande e viene mantenuta per mano dai genitori”, invece…abbiamo trovato gli occhi di persone adulte, che la osservavano mentre passeggiavamo, oppure quando le imboccavo un cucchiaino di gelato perchè in quel momento così le andava (forse non riuscendo a prendere quello rimasto). Nei loro occhi, traspariva quell’espressione strana di chi stava lì per lì farsi uscire dalle labbra…”perchè la imboccate? Cos’ha questa ragazza così bella e sorridente, dall’aspetto normale, ma dal comportamento di una bambina? La stessa espressione che avevo io quando da ragazza incontravo per strada un ragazzo o una ragazza disabile. Allora mi domandavo…di cosa poteva essere affetta, se era un qualcosa che avrebbe potuto avere anche un figlio mio e non ci crederai caro Igor, ma io mi domandavo soprattutto, come fa un genitore ad andare avanti. Adesso lo so, per me, è l’amore per un figlio, è la voglia d’inserirli in un mondo così detto “normale” , è il sorriso e l’abbraccio senza doppi scopi, che ricevo ogni giorno da Rossella che compensa le fatiche della giornata e i sacrifici ancora da affrontare.
Ago 18, 2012 @ 16:05:45
Mi solleva quello che dici Paola. Significa che una ragazza puó farsi domande del genere. Si tratta solo si aiutare a porsele. Che poi significa aiutare a capire i problemi invece di pensare che c’è una soluzione a tutto
Ago 18, 2012 @ 18:23:48
Quest’anno dopo la chiusura della scuola siamo andati in ferie in Abruzzo, devo dire che è la prima volta che in spiaggia nessuno mi ha fatto domande su mia figlia, le persone in spiaggia si limitavano solo a guardarla.Sfortunatamente, negli ultimi giorni di vacanze siamo dovuti scendere in Puglia per il funerale di un nostro parente lontano. Quel giorno dopo la messa, tutti i presenti al funerale si sono recati a casa del defunto per fare le condoglianze come di usanza. Ad un certo punto ho lasciato Alessia con sua sorella, io e mio marito siamo andati a fare le condoglianze, quando sono tornata dalle mie figlie, la grande mi ha raccontato SCONVOLTA e STUPITA dall’ignoranza di certe persone ……se così si può definire! Due anziane signore hanno fissato Alessia con aria “spaventata” e passandole davanti a gambe levate, hanno esclamato tra loro ” Sacrilegio! Sacrilegio! “. Mia figlia per fortuna non se l’è presa, le veniva da ridere!Da premettere che eravamo ad un funerale! Erano tanti anni che non andavamo giù in Puglia, quest’episodio mi ha lasciato tanta amarezza!!!
Ago 19, 2012 @ 16:08:31
Caspita Antonella! però è interessante per quello che stiamo dicendo qui. In fondo non è poi così diverso dal chiedere se mia figlia è malata. Cambia solo la terapia eventuale per “curarla” e farla tornar normale: invece di un medico, un bell’esorcista…
Ago 19, 2012 @ 09:54:00
Se la fronte fosse una finestrella che permette di accedere al cervello dove, forse, hanno origine i pensieri, ben altre diversità potremmo registrare!
Per non parlare del cuore e dei sentimenti.
Perchè lui è così egoista?, perchè lei non saluta? perchè non paga le tasse?
perchè mi vuole superare nella fila? perchè ha parcheggiato in modo improprio? perchè non si ferma ad aiutare chi ne ha bisogno? perchè non fa copiare il compito al compagno?
Mi chiedo: quando saranno queste le diversità che stimolano la nostra curiosità e che ci disturbano?
Quando considereremo indegno di una società civile il ladro, il truffatore, il razzista, l’istigatore, il bugiardo,il cattivo amministratore invece di stupirci perchè una persona non corrisponde ai canoni che, per pura comodità e convenienza ci siamo dati?
Nenette
Ago 19, 2012 @ 16:14:23
Benvenuta Nenette e bel commento. Forse la questione è che l’anormale mette in discussione con la sua stessa esistenza il fondamento della “norma”, mentre il cattivo, trasgredendola, non fa che confermarla…? In fondo un ladro lo si comprende benissimo, il fuori posto disorienta