di Irene Auletta

Inutile dirlo. Siamo circondati da un mondo che ha perso il senso della misura.

Tutto è troppo, tanto o poco che sia, ed è sovente fuori misura.

Ognuno fa la sua parte e immagino che ogni singolo individuo che ancora si tenga stretta la facoltà di pensare, si barcameni ogni giorno nel tentativo di non essere inglobato dalla follia.

Stamane l’articolo di Mario Calabresi spinge a pensare alla forza delle parole, quando possono infangare fino a far morire. Si, perchè l’infarto, tanto volte fa pensare proprio al mal di cuore e al suo “spezzarsi” di dolore. Magari non è stato così in questo caso, però le parole del giornalista fanno pensare.

Almeno, a me hanno fatto pensare a quanto, con facilità estrema sento esprimere facili e taglienti giudizi sulle persone, sulle vicende, sugli eventi, anche quando sono così distanti dalla nostra esperienza e dalla nostra conoscenza.

Può essere che io sia eccessivamente pudica o ingenua, ma mi ritrovo sovente a dire che di quella questione ne so troppo poco, che le mie conoscenze in quel campo sono troppo limitate per potermi esprimere e che, insomma, quando le cose sono complesse i facili giudizi o le valutazioni da ghigliottina, li sento sempre fuori luogo.

Il peso delle parole deve tornare a fare i conti con quello che si trova deposto sull’altro piatto della bilancia e che, quasi sempre, parla di emozioni, sentimenti e cuore.

Quanti infarti dobbiamo ancora attraversare per accorgercene?