Chiavi consegnate. Lavoro finito. Non so se mi fa più effetto essermi chiuso per l’ultima volta la porta alle spalle, quella stessa porta che varco da tredici anni, o salutare un posto ormai vuoto che non è già più il tuo posto. Anzi, si sta già mettendo in mostra per cadere tra le braccia del prossimo che se lo filerà. Il tempo di andartene e quello sta già gridando ai quattro venti che è libero e immediatamente disponibile, qualcuno si faccia avanti prego. A volte occorre separarsene per capire quanto un amore potesse essere mercenario…

A ogni modo, lasciarsi alle spalle qualcosa, mi era già accaduto e conosco la sensazione, significa accorgersi d’improvviso che non ce l’hai più sulle spalle. Dunque, è inevitabile sentirsi più leggeri. Anche. Mi sentivo così stamattina, a tu per tu con un cliente nuovo, tratteggiando davanti ai suoi e ai miei occhi uno scenario che prefigurava un altrove rispetto a quel posto di cui di lì a poco avrei consegnato le chiavi. Non fossi stato già in procinto di salpare, quell’incontro mattutino l’avrebbe richiesto prepotentemente.

Quando lasci, te ne vai. E se vai, vai da qualche parte. Non vai per tornare, ti metti in viaggio alla ricerca di un nuovo posto, di un nuovo progetto, di un nuovo te stesso. Puoi cambiare compagni, ma non è necessario, possono restare gli stessi o qualcuno di meno e raccoglierne altri, pochi, tanti, per strada. E’ la storia che occorre cambiare e per farlo quella vecchia va lasciata. Consegnando le chiavi. Chiudendoti  la porta alle spalle.

(Dedicato a tutte e tutti quelli che si sono chiusi prima di me quella porta alla proprie spalle. Forse precedendomi lungo la via che conduce alla prossima)