
di Igor Salomone
Mi rimbalza in testa da tutta mattina, è comparsa durante la meditazione e ora sto cercando di capire perchè è stata un’immagine così forte: galleggiare il tempo.
In questa esperienza, appena iniziata, di confino domiciliare, la vittima “0” forse è proprio il tempo. Non credo di aver mai vissuto un’esperienza del genere in tutta la mia vita. Come tutti. E non mi sento di rallegrarmi troppo per la sensazione di rinnovata vicinanza familiare dei primi giorni: il tempo in queste condizioni non passa mai e il problema principale oggi non è cosa riusciamo a fare oggi, ma come reggeremo tutto ciò per tutto il tempo che sarà necessario.
Il paragone con le vacanze non regge. A parte che molti in vacanza hanno ritmi serratissimi se la loro vacanza è un viaggio, magari di quelli organizzati, anche noi che amiamo la spola tra spiaggia e agriturismo, in vacanza viviamo un tempo completamente diverso.
Prima di tutto in vacanza non siamo segregati da nessuna parte. Semmai il problema quotidiano è: restiamo dove siamo oppure oggi per cambiare facciamo una gita? che è il problema esattamente opposto a quello odierno: cosa facciamo oggi che di qua non possiamo muoverci? Poi una vacanza ha una data di scadenza precisa, e ogni giorno in meno è un passo in più verso il ritorno. A tutt’oggi non sappiamo affatto quando il confino finirà e l’attesa non è di tornare a casa, ma di poterne finalmente uscire. Una vacanza è un tempo di sospensione del quotidiano utile a ritornarvi con rinnovato vigore. Noi qui rischiamo la nausea, il rifiuto totale del casalingo quotidiano del quale potremmo smarrire il valore, anziché ritrovarlo.
Certo, la prima esperienza è quella del vuoto, come appunto in vacanza, non sarà un caso se sto cercando di riempirmi di cose da fare. E non credo di essere l’unico. Ma quello che mi sto chiedendo questa mattina è proprio che cosa sia questo vuoto. Per esempio, oggi è domenica, qualcuno che non sia credente e praticante e non abbia deciso di seguire le funzioni in tv se ne sta rendendo conto? Io no. Ieri sera mi sono affacciato al balcone e c’era il deserto in corso XXII marzo, un silenzio surreale. Di sabato sera. Il panorama era esattamente uguale alle sere precedenti. E alle sere che verranno.
Il sole non siamo ancora riusciti a fermarlo, quindi per lo meno il ciclo giorno notte scandisce ancora il tempo che passa, ma è l’unico. Viviamo in una sospensione di tutto ciò che creava lo scorrere del tempo, comprese le scadenze dei pagamenti e dei compiti lavorativi.
Faccio già fatica a dire quando è iniziato tutto ciò, mia figlia è a casa da due settimane (o sono tre…?), i decreti si sono susseguiti con ritmo serrato restringendo il nostro campo d’azione di giorno in giorno e non so già più dire quando è iniziato il confino, cioè quando ho deciso volontariamente di rispettare le regole sul confino.
Più che un tempo vuoto, percepisco un tempo di sospensione, quasi di apnea. Incrociamo amici e conoscenti rigorosamente per telefono o chat e la prima cosa che ci diciamo è: sarà ancora lunga. Ma quanto lunga? come si fa a misurare un tempo senza tempo?
Oggi Irene ha avuto un’idea, facciamo un pic nic in balcone. Tenendo conto che i nostri balconi sono lunghi sei sette metri ma larghi non più di quarantacinque centimetri sarà un’impresa. Ma non importa. Il pic nic per noi da sempre è un segno della settimana che finisce, quindi viva il pic nic!
Mi chiedo quanti trucchi tutti noi ci stiamo inventando per ritrovare il Chronos e se vanno nella direzione di restaurare il più possibile i tratti del tempo conosciuto e ora sospeso, oppure se riescono a inventarsi un tempo nuovo che ci permetterà di imparare qualcosa anche da questa assurda situazione.
Sto galleggiando il tempo, non nel o sul tempo come vorrebbe la grammatica, sto galleggiando il tempo perchè non sono io che galleggio, ma il tempo. E lo stiamo facendo tutti. Il tempo che galleggia si muove passivo sulle onde e mi trascina con sé. Chissà cosa mi inventerò domani perchè sia domani, non un semplice oggi ripetuto infinite volte.
Vi terrò aggiornato, ma tenetemi aggiornato anche voi. Possiamo aiutarci collettivamente nella ricostruzione del tempo. Tanto, di tempo ne abbiamo.
Mar 15, 2020 @ 11:40:24
Caro Salomone, grazie per questa suggestione sul verbo “galleggiare” messo in relazione con il Tempo. Uso la maiuscola per rispetto e timore di una parola abusata che, tuttavia, sfugge spesso alla comprensione e resta nel suo mistero, pronta a parlarci se siamo pronti ad ascoltare. Galleggiare mi è parso il verbo giusto per tentare di misurare il “tempo che non è tempo”. Non vorrei appesantire una riflessione, come la tua, fluida e dinamica con un commento ponderoso (che rischia di essere penoso…). Ti “restituisco” il mio piacere di aver incontrato il tuo pensiero, stamattina. Nel ricordo – indelebile – dei lampi e delle intuizioni del “Il setting pedagogico”, libro che sta invecchiando in salute sulla mia libreria (anche qui una questione del Tempo) assieme ai tanti post-it ingialliti che resistono incollati alle pagine. Buona giornata e grazie.
Mar 15, 2020 @ 14:59:44
Grazie a te Silvano per il tuo ricordo. Ci siamo conosciuti in qualche posto, tipo l’università o corsi di formazione vari? Sono contento che la mia riflessione mattutina ti abbia incontrato. Quando e non ora ci dobbiamo misurare con l’ineffabilità del tempo? continuerò queste riflessioni nei prossimi giorni. Torna pure a trovarmi e a dirmi cosa ne pensi. Te leggo e ti rispondo volentieri.
Mar 15, 2020 @ 21:15:30
20-03-15 domenica 21:05ca
una bolla dentro un palloncino
un palloncino dentro una stanza
una stanza in un labirinto
un palazzo che è sotterraneo
un viaggo al centro del mondo
l’universo che non ha mete
che non ha metà o di più
il centro che non esiste
la distanza che non è in metri
ma in anni di luce o d’ombra
e le navicelle speciali gareggiano
che nei liquidi si rischia
che se non sei leggero
e non sai nuotare e ruotare
si rischia di bere troppo
oggi è per me che sono
che illudo di
oggi era le idi e cesare è morto
oggi è napoleone tornato dalla russia
oggi è per chi resta con me
domani nessuno dirà che ieri è oggi
e se il tempo ce l’avessimo
giusto il tempo di dirlo?
mi trovo assediato dalle ore
che non conto ma che passano
perchè posso ancora decidere
scegliere dove cerco di andare
se fossi un relitto abbandonato
di certo non importerebbe a quale spiaggia
a quale fondale puntare
essere dio prima della creazione
Mar 19, 2020 @ 16:31:40
Caro Igor, faccio fatica a trattenere una suggestione suscitata dalle tue parole, e per l’appunto mi scappa dalle dita sull tastiera.
Rischiamo di vivere un tempo che si ripete uguale a se stesso.
Mi ha fatto pensare con grande immediatezza ai servizi educativi.
Anche loro possono, o dovrebbero farsi la domanda: cosa possiamo fare affinchè domani sia veramente un domani e non una replica dell”oggi?
Mi sembra che questa esperienza sia un indesiderato vincolo con un’opportnità disarmante.