di Igor Salomone
Lo scorgo con la coda dell’occhio, la stessa che sto cercando di asciugarmi furtivamente fingendo un improvviso prurito sotto gli occhiali. Lui aveva fatto il disincantato con la figlia che gli sedeva a fianco, quanti anni avrà potuto avere? dodici al massimo. Belle le musiche? Si, dai, diciamo carine, orecchiabili. L’aveva portata a vedere Mamma mia! perche lei ci teneva, immagino, e ora la ragazzina stava consumando il suo personale karaoke con discrezione. Lui nel frattempo e con altrettanta discrezione, provvede ad asciugarsi l’occhio sinistro afflitto dalla stessa epidemia di prurito che ha colpito il sottoscritto. Sam e Donna sul palco duettano sulle note di S.O.S e metà sala, praticamente tutti gli spettatori dai quaranta in su, accorrono portando il proprio contributo di commozione.
Gli ingredienti, del resto, ci sono tutti.
Amori giovanili perduti. Figlie in cerca di padri. Uomini in cerca di paternità. Matrimoni falliti. Sogni di felicità ancora verdi. Vite serene senza passione. Passioni in cerca di una vita serena. Scelte precoci abbandonate per scoprire il mondo. Scelte abbandonate precocemente e ritrovate per dare un senso al proprio mondo. Mamma mia! sembra costruito ad arte per provocare pruriti agli occhi e groppi in gola a qualsiasi essere umano dall’adolescenza in su.
Con l’altra coda dell’occhio, altrettanto umida, guardo mia figlia seduta alla mia sinistra e rapita dal ritmo, dalle luci, dai balli e, sopratutto, dalle musiche che ha già ascoltato un’infinità di volte. Mi volto leggermente e mi fermo a osservarla con emozione crescente. Lei il karaoke lo fa con il corpo, esprimendo una gioia contagiosa che, come al solito, mi esplode nel petto abbracciata a una malinconia profonda.
E’ meraviglioso averti qui. Incrocio per un attimo lo sguardo di tua madre. Riconosco il mio. Portandoti a teatro abbiamo fatto la scelta giusta. Non puoi leggere i sottotitoli con la traduzione dei testi, ma puoi sentire forse meglio di altri il flusso di emozioni che attraversa in lungo e in largo la platea. Ti giri sulla poltroncina, osservi, scruti, ridi, salti, batti le mani. Gli amori perduti e ritrovati non ti riguardano. Sei forse l’unica a non emozionarti per quello che emoziona tutti gli altri. Del resto, anch’io perché verso lacrime?
Mamma mia! è un inno ai sogni infranti che possono ancora diventare realtà. Tu Luna, invece, sei un sogno che nessuno potrebbe mai sognare, e forse per questo anche ora susciti in me meraviglia, stupore e gioia, pompati in un cuore lacerato per i sogni che hai reso impossibili.
Per questo tocca di grattarmi gli occhi e di deglutire il groppo di amarezza misto a felicità che mi toglie il respiro.
Terminati gli applausi finali, dopo aver accompagnato con un ballo forsennato il finale scoppiettante del musical, ci avviamo verso l’uscita. Mi accorgo che nel flusso di spettatori accalcati verso la strada, canticchio parafrasando: “I had a dream”.
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