14-anestesiaLe dovremo inserire l’agocannula. Mi dice l’anestesista mentre si prepara ad addormentare mia figlia per l’ennesimo esame. Non prima però di approfittarne per un bel salasso di sangue. Sempre per altri esami, ovviamente.

Le dico che non c’è problema, Luna è abituata a fare prelievi e l’infermiera del centro analisi che la segue da anni, la nostra “vampira” preferita, ha da un bel po’ capito che è il sistema migliore.

Le dico… Diciamo che tento di dirglielo, ma lei continua a spiegarmi cos’è l’agocannula e perchè la deve inserire in vena a mia figlia.

Sembra un po’ preoccupata la dottoressa per le numerose provette da riempire. Probabilmente le vene minute di quella ragazzina esile non le promettevano il gettito abbondante necessario al megaprelievo in agenda. Si arma di siringhe ed estrae non senza fatica il necessario dall’agocannula. Strano, di solito basta inserire le provette direttamente nell’adattatore e il sangue di mia figlia sgorga copioso senza necessità di risucchiarlo. Avrei voluto dirlo all’anestesista. Se mi avesse dato retta.

Si sa, in giro per gli ospedali si incontra gente arrogante e insensibile, sorda a tutto ciò che non appartenga al proprio ristretto circolo di competenze.

Sbagliato.
Quell’anestesista era squisita, attenta, simpatica, delicata, inoltre si era resa disponibile per una procedura per niente ortodossa che le aveva chiesto di assumersi un plus di responsabilità. Dunque? Dunque c’è qualcosa nel sapere professionale che va ben oltre le qualità delle persone che lo incarnano. E per la classe medica vale a maggior ragione. Un paziente è, appunto, paziente. Non “sapiente”. Di conseguenza io non potevo sapere nulla di prelievi e agocannule. Fa nulla che seguo da sedici anni mia figlia al sanguomat…

Il bello è, poi, che non avevo conoscenze paterne autoctone da spacciare. Mai fatto un prelievo in prima persona e spero proprio non doverlo fare mai. Ho solo visto un’infinità di volte tecnici che lo facevano e ho potuto constatare empiricamente cosa ha funzionato meglio e cosa no. Ma sono un medico io? No. Sono forse un infermiere? No. Dunque la mia esperienza non conta un tubo.

Il risultato è che Luna si è incazzata molto per quel prelievo, perchè è durato più del necessario e, giusto per prendermi anche la mia parte, glielo ho anche fatto fare sdraiata, mentre lei d’abitudine lo fa seduta. Potendo controllare così minuto per minuto quello che le succede.

In quel piccolo anfratto della radiologia, in preparazione alla risonanza in sedazione, si è consumato così, tra mille attenzioni e dolcezze, un microdramma della conoscenza, negata a me dalla specialista e negata a mia figlia dal sottoscritto.

Carezze, sguardi attenti, corpi morbidi, voci accoglienti e dimostrazioni d’amore non sono sufficienti se mettono in mora il cervello. L’anestesista sapeva, io sapevo, Luna voleva sapere.

E’ facile indovinare chi abbia perso.