Sapete? In molti mi hanno restituito di aver avuto coraggio l’altro pomeriggio in tv. Non so poi se per quello che ho detto o per il fatto stesso di essere andato dalla Parodi, in diretta. Può darsi, o comunque è quello che si vede da fuori, forse. Il coraggio, in verità, è una qualità che mi riconosco, ma a me non sembra di averne usato quel giorno in trasmissione, più di quanto non serva tutti i giorni.
Del resto parlare in pubblico è nelle mie corde, per me non è difficile. Ho iniziato con i microfoni a 17 anni, ovvero molto tempo prima che diventasse il mio mestiere, dunque fate voi il conto…
È invece molto più difficile per me non incazzarmi con mia figlia in quei momenti in cui l’idillio si interrompe, lei non fa quello che vorrei facesse, io capisco anche che ha tutte le ragioni per non volerlo fare, ma perdo ugualmente le staffe. Poi, il giorno dopo, vado a farmi intervistare in tv e le cose tornano ad avere un’altra prospettiva.
Probabilmente, l’esperienza del pensare pubblicamente la mia esperienza, mi dà il coraggio di viverla pienamente anche nei suoi lati oscuri e faticosi. Dunque, tirando le somme, dalla Parodi più che dimostrare coraggio, ne ho raccolto in quantità. Così come ne raccolgo in quantità da anni in ognuno delle decine di incontri, serate, convegni, interviste che hanno segnato il mio cammino.
Questo post, allora, è per ringraziare tutti voi che mi ascoltate e vi riconoscete e mi permettete di riconoscermi e, così facendo, mi aiutate a raccogliere tutto il coraggio che serve per raccontare quello che vivo e per vivere quello che racconto.
Ora ho un treno per Desenzano, mi aspettano alla biblioteca di Pedenghe sul Garda alle 20.30 per il prossimo rifornimento…
Ott 26, 2012 @ 15:12:52
C’è un link in cui rivedere l’intervista?…purtroppo la televisione a casa mia trasmette solo cartoni animati
Ott 26, 2012 @ 15:21:50
Vai qui.
http://www.la7.it/attualita/video-613542
Ott 26, 2012 @ 15:25:42
http://www.la7.it/cristinaparodilive/pvideo-stream?id=i613543&pmk=video
Ott 26, 2012 @ 15:36:05
GRAzie a tutti….lo guarderò con calma perchè i primi momenti mi hanno già commosso.
Ott 26, 2012 @ 16:59:22
Io credo che di coraggio ce ne voglia anche se c’è esperienza e professione. Perché si mette in gioco la propria parte più vulnerabile, il proprio privato. Certo tu ne hai dato tanto a tutti noi che da casa ti ascoltavamo e vivevamo attraverso le tue parole il vostro e il nostro dolore, le difficoltà, la frustrazione e la volontà di trarre anche dalla nostra genitorialità imperfetta aspetti buoni Quindi, grazie. Di cuore.
Ott 26, 2012 @ 17:03:11
Di sicuro di coraggio ne hai dato a tutti noi..Grazie, Igor.
Ott 26, 2012 @ 17:18:55
Bello.
Neppure Cristina Parodi è riuscita a banalizzare.
Ott 26, 2012 @ 20:17:07
Pensieri vestiti
Anche stavolta, come negli ultimi anni è accaduto spesso, ho raccolto svariati commenti rispetto alla tua intervista di qualche giorno fa e mi fa sempre strano che alcune considerazioni arrivino direttamente a me, anche se non sollecitate o condivise all’interno di rapporti particolari di affetto o di amicizia. Però su questo aspetto ho imparato che la mia idea di confini nelle relazioni è sovente difficilmente comprensibile o condivisibile e quindi, quando riesco, abbozzo mezzi sorrisi.
Mi ha colpito invece il sentir parlare, da parte di più persone, di una nostra “esposizione intima” e, siccome non è la prima volta che accolgo e raccolgo questo tipo di rimando, ci ho voluto dedicare tempo e pensiero.
Vuoi dire che parlare di un’esperienza significa svelare l’intimità? Che sembriamo un po’ in mutande?
Io non credo e penso che, proprio attraverso la narrazione delle proprie storie, si impara cosa è possibile condividere proteggendo quelle dimensioni intime che appartengono solo e solamente a particolari relazioni. O forse, ragionandoci meglio, mi accorgo che la condivisione pubblica che si manifesta in una serata dedicata alla presentazione del tuo libro o durante un’intervista, non solo non va a toccare la nostra intimità ma non ha nulla a che fare con l’intrusività e l’impertinenza di tanti sguardi o commenti che ogni giorno devo sopportare. Si perchè in questo, io e te siamo proprio diversi e io di certo non sono così comprensiva di fronte a quello che, proprio in quest’ultima intervista, tu definisci “l’imbarazzo che crea l’incontro con la disabilità”.
In questi anni ho imparato molto anche grazie a te e al tuo modo di rendere pubblica una parte della nostra storia. Ho imparato che ciò che rende pubblica la nostra esperienza non è la dichiarazione di avere una figlia disabile, anche perchè questo lo può capire senza difficoltà chiunque ci incontra per strada. Ho imparato che il valore di questa condivisione sta nella continua ricerca e nel tentativo di far dialogare la nostra esperienza personale con la nostra storia professionale. Ho imparato che la morbosità si intrufola nelle storie e che negli anni si diventa sempre più capaci di chiuderla fuori dalla propria casa, proteggendo la propria intimità e i propri cari. Ho imparato che la fortuna la si trova laddove si cerca.
Se tutto questo può essere condiviso, vuol dire che ne vale sempre la pena.
Quando si spengono i riflettori e la porta di casa si chiude, ci siamo solo noi tre.
Ott 27, 2012 @ 00:31:45
“L’esperienza non è ciò che succede a un uomo, ma quello che un uomo realizza utilizzando ciò che gli accade.”
Aldous Huxley lo diceva … E voi lo fate. Un saluto Irene … E grazie . Dafne
Ott 26, 2012 @ 20:45:21
Si, è proprio così Irene, scusa se m’intrometto ma condivido pienamente: nessuna violazione dell’intimità solo narrazioni di vita.
Io sento che questa esperienze rappresenta un modo, come altri, di offrire per far conoscere testimonianze di vita che si snodano e s’intrecciano intorno alle nostre. Nel mio caso l’ascolto e l’attenzione alle vite altrui serve per interrogare le mia.
Trovo poi delicatissima la restituzione di Igor sul coraggio che riceve e il suo ringraziamento.
Ott 26, 2012 @ 21:40:58
Io e mio marito abbiamo deciso di raccontare la nostra storia, pubblicamente, ogni volta che si crea l’occasione giusta. Anche se all’inizio avremmo tanto desiderato nessuno sapesse. Certo fanno male gli sguardi delle persone, la loro curiosità. Anche l’imbarazzo fa male. In una giornata non le conto le piccole cose che feriscono. Ogni volta che parliamo della nostra bimba e’ difficile. Per me lo è perché inevitabilmente trapelano i miei sentimenti e si io un po’ nuda mi sento. Ma sono convinta che parlare aiuta. A non sentirsi soli innanzitutto e ad aiutare le persone ad avere un rapporto più sereno con i nostri bambini. Poi certo, si torna a casa e anche noi siamo solo noi tre, con le mille difficoltà e i preziosi momenti di gioia che fanno la nostra vita e che non sarebbe possibile rendere neppure se si volesse.
Ott 26, 2012 @ 21:57:05
@irene…A volte penso che usiamo male la nostra capacità di giudizio…a volte davanti ad una cosa preziosa si vanno a cercare gli angoli bui anche quando, in quel momento li, non ci sono proprio…prendere atto della bellezza di certi gesti anche quando non sono i propri, anche quando scardinano alcune idee vecchie…non è facile…ma come dice Igor, si impara…io, che, mi riconosco essere piuttosto “orsa” non ho mai sentito un eccesso di esposizione negli incontri di Igor ma il desiderio di condividere un percorso proprio per la sua parte paterna…un imparare insegnando con quella “cifra” che segue il libro molto nuova e, al tempo stesso, vicina e continua ad altri incontri che non avvengono in tv.
Ott 26, 2012 @ 22:19:33
Però, credetelo, i sorrisi sono spesso reali, sinceri e “puri” sorrisi di tenerezza nei confronti di un bambino, come si hanno per tutti i bambini.
Almeno i miei sono così.
Ott 28, 2012 @ 14:31:43
Grazie Emanuela. Gli sguardi come i tuoi li riconosco ed e’ bellissimo incontrarli. Le tue parole mi hanno fatta riflettere. Forse le persone rimandano un po’ lo sguardo che noi ci aspettiamo. Forse l’imbarazzo in alcuni casi e’ prima di tutto il nostro.
Ott 28, 2012 @ 18:28:25
🙂
Ott 28, 2012 @ 20:05:16
… quelli in genere si riconoscono e, per quello che mi riguarda, sono sempre un piacere 🙂
Ott 27, 2012 @ 08:31:22
Ott 28, 2012 @ 17:40:35
@igor, come da te richiesto, riporto nel tuo blog quello che ho scritto sulla mia bacheca di FB a margine del link che rimandava al video con la tua intervista.
A parte il primo commento, scritto d’impulso, che contiene la reazione emotiva, incontrollata “rivedo “molto igor” nelle tue parole e nelle tue riflessioni. così come, nel libro, durante la lettura, mi immaginavo le parole dette con la tua voce e con il tuo modo di parlare… “ma che accidenti vuoi?”… essendo amici, potevo anche immaginarmi l’espressione della faccia e il movimento del corpo. una bella intervista, e sicuramente un bello spunto di riflessione anche per coloro che non vivono o non vivranno una esperienza “ai limiti del possibile” come la stai vivendo tu. un abbraccio.”, ci sono poi le altre mie riflessioni personali, scaturite da ciascuno dei temi toccati nel corso dell’intervista:
“[…] per esempio: io faccio parte della schiera di persone che di fronte alla disabilità potrebbe darti l’impressione di essere in imbarazzo. “imbarazzo” è proprio il non sapere cosa fare. tu ogni giorno osservi impari e capisci, ma come tu stesso dici, le parole di dieci anni fa possono non essere completamente valide dieci anni dopo. perchè nel frattempo tu sei cresciuto con luna. chi, come me, si trova magari di botto di fronte ad un disabile, semplicemente non sa come rapportarsi, perchè gli schemi di comunicazione falliscono tutti. ho letto anche il commento di tua moglie sul tuo blog. può darsi che lei si sia trovata davanti tanta gente che abbia tenuto nei confronti suoi e di luna dei comportamenti fastidiosi o le abbia gettato addosso sguardi inopportuni, il problema è che di fronte alla disabilità non c’è il libretto di istruzioni, e se perfino voi che siete i genitori questo libretto ve lo siete scritti giorno per giorno, pensate che la gente che non ha mai avuto a che fare con questa esperienza faticosa non sa proprio come comportarsi. e negli sguardi non c’è nè pietismo, nè morbosità, ma solo imbarazzo nel non sapere cosa fare o come essere.”
Spero che questo pensiero, magari un po’ banale, ma sincero, possa aiutare a migliorare la comprensione reciproca di chi si sente bersagliato da sguardi che infastidiscono, e chi magari guarda senza sapere come guardare per non infastidire.
Rinnovo l’abbraccio.
Ott 28, 2012 @ 20:03:33
In realtà leggendo i vari commenti capisco che forse è necessaria una precisazione… quando dico di essere poco comprensiva verso gli sguardi o i commenti che incontro, non è perchè razionalmente non comprendo tutto quello che a più voci avete ripetuto, è che parlo di un’emozione.
La mia affermazione non è nè giudicante nè colpevolizzante, ma lo specchio di quello che ho vissuto in tanti anni di esperienza come madre e che vivo emotivamente ogni giorno (ho sottolineato come madre, proprio perchè penso che in questo ci sia una differenza dal padre) … poi le tinte diventano meno scure e pian piano si vedono anche altri aspetti, si impara appunto.
L’imbarazzo lo provo anch’io quando incontro un disabile, l’essere dentro ad un’esperienza non cambia di molto, almeno per me, la reazione.
E penso anche che lo sguardo mi scappa facendomi fare commenti a volte di conforto e a volte di sconforto … non penso che sia giusto o sbagliato, semplicemente accade e lo stesso vale quando lo sguardo è rivolto a me.
Che poi però negli sguardi non ci sia anche (non solo, ma anche) pietismo, morbosità, e “per fortuna non è successo a me” …. beh, non lo credo proprio e, umanamente, lo comprendo.
Ott 29, 2012 @ 16:41:55
sono mamma di Viola, bambina di 5 anni affetta dalla stessa malattia di Luna. Ciò che più apprezzo di Igor (ho visto tre sue interviste in tv) è la serenità con la quale racconta ill suo modo di inventarsi padre di Luna. se fossi andata io avrei raccontato delle mille difficoltà, dei momenti di sconforto, della solitudine che si prova…. ma lui no! Igor racconta di come si debba reinventarsi genitore. Ti ammiro Igor, e ti ringrazio perchè ascoltandoti mi dai una grande forza. mi dai il coraggio (di cui tanto si è parlato sopra) di reinventarmi madre. Grazie!!
Ott 29, 2012 @ 17:43:12
Caspita Annarita, sei ormai una fan consolidata…! sì, mi rendo conto che questo è ciò che tendo a sottolineare. Non che non ci siano fatiche e dolori, ma per poterne parlare insieme al resto, lo spazio televisivo non si presta. Rischierebbero di restare in primo piano quelli. Allora mi rendo conto che lì preferisco così. Poi certo, non mi riesce difficile…
Grazie Annarita
Nov 01, 2012 @ 00:51:35
Caro Igor ancora una volta riesci a pesare parole e sentimenti così da non renderli mai banali. Ribadisco ora pubblicamente ciò che tempo addietro ti dissi privatamente e cioè che tu non dici cose interessanti perchè sei un buon pedagogista ma bensì, tu sei un buon pedagogista perchè dici cose interessanti.
Rinnovo la mia sconfinata stima!
Franco Bastari.