Due notizie del giorno: il tipo a New York che spara e uccide il capo che l’ha licenziato, ai piedi dell’Empire State Building e l’ennesimo campione dopato. Che c’entrano? Cosa avranno mai in comune un gesto omicida folle e una pratica consapevole e diffusa che trucca i risultati sportivi? L’opinione pubblica direi.
Strano animale l’opinione pubblica. Appare sempre qualcosa al di fuori di se stessi: io la penso in un certo modo, poi c’è quello che pensano gli altri. E, in ogni caso, tra ció che io penso e quello che accade, anche di brutto, molto brutto, non è dato scorgere alcun rapporto.
Credo fermamente, in quanto cittadino americano, che ogni individuo adulto abbia il diritto di girare armato? Certo, è un mio diritto! Se poi nel breve volgere di qualche settimana in giro per gli Usa si susseguono stragi perpetrate da “cittadini americani” armati sino ai denti, io che c’entro? Nulla ovviamente. Quelle sono eccezioni, casi fuori dalla norma e io continuo a sostenere il mio diritto a girare armato.
Me ne sto incollato allo schermo televisivo ogni volta che mezzi superuomini compiono imprese sportive inimmaginabili, tifo sfegatatatemente per loro,mi aspetto che facciano sempre di piú che polverizzino ogni record, che si dimostrino sovrumani compiendo ció che nessun essere umano ragionevolmente dovrebbe essere in grado di compiere? Certo, perchê no!? Sono uno “sportivo” dopotutto! Che poi è come se un voyeur si considerasse un campione di prestazioni sessuali. Se poi nel breve volgere di qualche settimana i campioni di ogni disciplina saltano come birilli ai controlli antidoping, io che c’entro? Nulla ovviamente. Quelle sono eccezioni, casi fuori dalla norma e io continuo a restare incollato alla tv ad attendere il nuovo record.
Ipocrisia. Ecco cos’hanno in comune queste due notizie del giorno. Ch poi è la sorella gemella dell’irresponsabilità che ci si attribuisce sempre, d’ufficio. Un saluto, corro a comprarmi colt e fondina, in attesa della prossima impresa sportiva disumana…
Ago 25, 2012 @ 15:40:33
Avverto anch’io un filo che collega le mie opinioni o le mie emozioni con i fenomeni del mondo.
Un campione si dopa e io dovrei sentirmi in colpa perché ho ricevuto emozione dalle sue imprese? una parte di me dice di si, riconosce l’importanza di ogni singola decisione per gli equilibri del mondo intero (effetto butterfly esistenziale).
C’è però un’altra parte di me che pensa sia superstizione, pensiero magico, un certo delirio di onnipotenza. Ricevo un’emozione per un’impresa, e mi colpevolizzo perché non ho verificato di persona la correttezza di ogni singolo aspetto di quell’impresa? E come potrei? Ho un’opinione in base alla mia esperienza, e devo darmi la colpa se la mia opinione non è conoscenza del vero?
Ago 25, 2012 @ 16:00:53
Io ho parlato di responsabilità. Credo che ognuno debba trattenersi il suo pezzo. E non è questione di emozioni, ma di consenso offerto a ció che poi si svela per essere diverso da ció che ci si immaginava. È un problema etico e storico di grande rilievo.
Il fatto poi che sia cosí facile nella nostra cultura far coincidere colpa e responsabilità è un altro dei problemi….
Ago 27, 2012 @ 19:25:24
Innanzitutto mi presento, come sempre le prime volte. Mi chiamo Matteo. Vorrei dire che non per forza il voler superare i propri limiti comporta il fatto di doparsi: possono esserci vie più faticose come un allenamento diverso, con training di visualizzazione mentale e altre strategie. Certo: uno deve capire anche quando arrendersi ad alcuni evidenti limiti fisici; lì chi ti sta accanto deve farlo, da buon amico.
Per quanto riguarda le armi: se le vogliono possedere, almeno non le diano a cani e porci, ma facciano un corso come fanno per guidare un autoveicolo. Se superi il corso ottieni una patente o porto d’armi. Corso che comprende: non sparare alle vecchiette (come nelle migliori simulazioni). Altrimenti ti scordi le armi.
Ago 30, 2012 @ 18:37:39
Ovviamente ti devo rispondere Igor, ho scritto giusto pochi giorni fa un post intitolato Fuga dal tifo in cui parlavo della mia debolezza di fronte allo spettacolo sportivo (www.allenareducare.blogspot.it), di come a volte ceda al piacere di tifare per qualcuno e altre volte al piacere estetico di una gara.
E’ una delle tante offerte che il luccicante mondo dello show-business ci porge, è uno spettacolo come un serial tv o un talk show. Sono pillole rosse (o blu?), tanto per citare Matrix, che ci danno la sensazione che il mondo sia una piacevole storia, più o meno a lieto fine, con un bel ritmo e un intreccio avvincente. Ci possiamo abbandonare a queste storie solo se sappiamo anche prenderne le distanze, ricollocarle nel loro cofanetto dorato e ingoiare la pillola dell’altro colore che ci riporta nella ruvida e complessa realtà. E’ una buona dose di responsabilità che ci salva dallo scivolamento nel mondo delle meraviglie, mondo che però, da qualche squarcio, lascia intravedere anche fango e brutture. Qualcuno ha sentito la dichiarazione alla stampa del nostro marciatore dopato? Non sembrava lo sfogo di qualcuno sequestrato dal mondo per anni pur di collezionare vittorie e fama? Sotto la patina dorata c’è anche questo e a questi episodi si dovrebbe pensare quando si perde la testa dietro a qualche evento sportivo.
In qualche modo penso che anche il mondo delle armi abbia attorno una immagine-glassa creata dal cinema, soprattutto quella che le armi difendono i buoni dai cattivi. Probabilmente lo pensavano anche il tizio che ha fatto l’omicidio di New York, o i ragazzi della Columbine o Breivik in Norvegia.
ciao Luca
Ago 30, 2012 @ 19:19:13
Grazie Luca, mi sembrava importante in effetti arrivasse un tuo commento. Mi sembra anche nello spirito di quel che cercavo di dire. Non si tratta per quel che mi riguarda di condannare le emozioni che si possono provare di fronte alle performances sportive, né, del resto, di condannare la paura che fa desiderare di armarsi per sentirsi più sicuri. E’ la cecità di fronte a queste emozioni, o meglio il buio della ragione che queste emozioni provoca a essere il problema.
Rivendicare il diritto alle emozioni, era un tema ritornato anche in un altra discussione, stavolta su facebook a proposito del diritto a divertirsi anche in modi un po’ stupidi, non legittima in alcuno modo l’irresponsabilità del pensiero.