Call center. Luogo immaginario accessibile per via telefonica. Con buon impegno e dopo un percorso estremamente impegnativo tra scelte multiple, cancelletti, asterischi, linee che cadono, è talvolta possibile conferire con un essere umano che, quasi certamente, ti spiega come fossi un bambino che hai sbagliato strada, mandandoti da un’altra parte. Il che, in soldoni, significa tornare ai blocchi di partenza e ricominciare tutto da capo. Sembrerebbe un videogame a livelli crescenti di difficoltà, ma più che altro è la versione telefonica degli uffici di qualsiasi mostro burocratico.

Per lo meno non ti muovi da casa tua.

Ma l’aspetto più interessante, sul piano antropologico naturalmente, è cosa l’umano eventualmente raggiunto di solito dice dell’umano che avevi raggiunto in precedenza: che ti ha detto cose sbagliate. Ho avuto la fortuna di assistere al top level di questo sport estremo quando un terzo umano, dopo aver liquidato i primi due in modo sbrigativo, mi ha rassicurato con voce ferma, dicendo che la sua versione era quella giusta. Rassicurato?
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Del resto è la delocalizzazione bellezza. Se il primo umano è in un call a Roma, il secondo a Torino e il terzo risponde da casa sua, che gli frega a ognuno degli altri due? Certo, magari un filo di rispetto per chi lavora come te, anzi, fa il tuo stesso lavoro, non guasterebbe. Non guasterebbe neppure un rispetto ancor più esile nei confronti della mia intelligenza. Ma nessun criterio della custmer stisfaction comprende l’intelligenza dei comportamenti nei parametri di valutazione. Figuriamoci il rispetto.
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Dunque, chiami un call center, ti impegni in una corsa a ostacoli mozza fiato chiedendoti se inizi a pagare da quando parli o da quando ti risponde la prima voce registrata, arrivi infine e forse a parlare con un umano che quasi certamente è deficiente, nel senso che manca di qualcosa, sensibilità e informazioni innanzitutto, e te lo confermerà l’umano successivo. Nel frattempo pensi anche al modo schifoso di guadagnarsi malamente da vivere cui sono costretti i deficienti che ti trattano e si trattano l’un l’altro da deficienti e non puoi prendertela neppure con l’azienda che si è avvalsa dei call center perchè viceversa non sopravvivrebbe.
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Concludendo, senza call center non sopravvivrebbero le aziende, non lavorerebbe un sacco di gente e tu non sapresti dove sbattere la testa per un miliardo di cose di cui hai bisogno. Ma sopravvivere è vita?
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