Il dito sul gattoQuanti anni ha? Era la quarta volta che lo chiedeva. Noi impegnati sul muretto davanti alla doccia, come ogni fine mattinata trascorsa in spiaggia, con una Luna urlante perchè tre gettoni uno dopo l’altro e relativi scrosci le sembrano comunque pochi. Certo, non ci si aspetta che una quattordicenne protesti in quel modo in pubblico per una doccia troppo corta, ma per Luna interrompere qualsiasi cosa le piaccia è una tragedia insostenibile, e l’unico modo che conosce per interpretarla è urlare.

La ragazzina attanagliata dal problema dell’età di nostra figlia, di anni ne doveva avere otto o nove, forse dieci. Quanti anni ha? Nel caso non avessimo capito, puntava insistentemente il dito sul suo oggetto di interesse. Per tutta risposta, il silenzio. Alla prima, alla seconda, alla terza, alla quarta. Alla quinta la mamma di Luna le risponde, secca, che non ha alcuna intenzione di risponderle. Sopratutto davanti a sua figlia. Era la madre, ma avrei dovuto rispondere io. O forse era il padre di sua madre che ha preso la parola.

Alla sua età non mi sarei mai permessa! appunto, il permesso. Non sembra più necessario. In fondo un bambino fa una domanda a un adulto, l’adulto non risponde, il bambino lascia perdere. No. Gliela rifà. E poi gliela rifà ancora e poi ancora. E non a tre o quattro anni, che passi: a otto o dieci. Lasciamo pure stare l’oggetto della domanda e la sua ovvia impertinenza, perchè un bambino di quell’età non sa che se un adulto non risponde a una domanda non vuol dire che sia sordo?

Il principio di Autorità è scomparso, va bene, e non lo si può resuscitare. Del resto probabilmente va anche bene così. Ma urge sostituirlo con qualcosa d’altro. La sequenza veteropedagogica a) non si fanno domande agli adulti se non sono sollecitate b) se si fanno e non si ottengono risposte, non si deve insistere c) se si insiste bisogna predisporsi alle conseguenze, non ha più corso legale. Facciamo allora che impariamo a sostenere i costi delle domande, tipo che un adulto sconosciuto ti dice in faccia davanti ai tuoi genitori che sei importuna e impertinente. E che non avrai la risposta che cercavi. Non penso le costerà molto in psicoterapia, in futuro, però dovrebbe essere un’ottima opportunità per i prossimi appuntamenti educativi in famiglia.