Ok, parliamo di diritti d’autore. E’ la Nottedellarete e il tema è il contrasto al bavaglio dell’Agcom alla Rete. Sono un autore, dunque dovrei aver pieno diritto di parlare dei diritti d’autore. In proposito girano un sacco di luoghi comuni tipo che la legge sul copyright serva a proteggere il diritto, appunto, degli autori. Sbagliato. Il copyright protegge la “proprietà intellettuale”, ovvero chi ha la proprietà dei diritti. Ora, io sono un autore, mi pare di averlo già detto, nel senso che ho “scritto” un tot di pagine che sono state successivamente pubblicate da diverse case editrici. Ma non sono affatto “proprietario” dei diritti. Come succede? capisco che chi non ci passa fatichi a capire. Il punto è che un qualsiasi lavoro prodotto dalla creatività intellettuale, oggetto appunto dei cosiddetti diritti d’autore, viene commercializzato generalmente da un soggetto produttore, che nel caso dei libri sono appunto le case editrici. Le case editrici, all’atto del contratto con il quale si impegnano a commercializzare un testo scritto da un autore, chiedono al medesimo la “cessione dei diritti”. Il che significa che nel momento stesso in cui un autore arriva in libreria, non è più titolare dei diritti. Dunque il diritto d’autore, che in realtà è un diritto alla proprietà intellettuale, appartiene alle case editrici. 

Dunque, quale sarebbe il diritto del sottoscritto in quanto autore? certo, ricevere le cosiddette “royalties”, ma potete capire… Poi il mio diritto sarebbe quello di veder circolare il più possibile il mio lavoro. E di averlo disponibile sempre. Fatto una volta assegnato alla distribuzione libraria e agli scaffali delle biblioteche. Ma oggi c’è la Rete. E io potrei far circolare le mie cose virtualmente in tutto il mondo e a partire dalle primissime, quelle ormai scomparse da qualsiasi libreria. Ma non posso. Non per lo meno fino a che i diritti non “scadono” e mi tornano indietro. Questo mio diritto è in chiaro conflitto con quelli di chi detiene la proprietà intellettuale del mio lavoro. Provate a farvi ristampare qualcosa, se non c’è una qualche certezza di avere un mercato.

Ricapitolando: il mio diritto, in quanto autore, è di veder circolare liberamente il frutto del mio impegno intellettuale e creativo, fatti salvi i possibili ritorni economici che potrei averne. E il mio diritto è che questo lavoro venga conosciuto e che mi venga riconosciuto. Non che se ne stia protetto e invisibile negli archivi delle case editrici. E anche che venga raccolto, trasformato, cambiato, utilizzato, sharato, copiaincollato, da altri per creare cose nuove. Questa è la Rete. Tutto il resto è Jurassik Park.