Ristorante cinese. O giapponese. O un misto di entrmabi. Non so di preciso perchè non c’ero, mi è stato raccontato e poi chissenefrega, la geolocalizzazione mi sembra del tutto ininfluente in questo caso. Dunque, un signore dall’aria visibilmente infastitidita si piazza davanti alla gestrice del locale e con modi piuttosto seccati le chiede di dire alla cliente del tavolo vicino al suo di smetterla con il cellulare. Era venuto per rilassarsi, qui, e se quella continuava a parlare dei fatti suoi al telefono, non ci riusciva. Sgomento della proprietaria che tenta di allungare un non posso fare una cosa del genere. Insistenza del seccato che vorrebbe il locale affiggesse in vetrina un esplicito divieto all’uso di cellulari. La malcapitata signora dagli occhi a mandorla ritenta di dire che non le è possibile. Il seccato se ne va iperseccato.
Tipo: voltarsi e chiedere con gentilezza alla signora conversante e vociante al cellulare se per piacere può chiudere la telefonata, ovvero uscire per continuarla, o magari anche semplicemente abbassare la voce, no? Troppo difficile, certo, si rischia lo scontro magari. Una seccatura, non ci si può rilassare così.
Tipo: chiedere alla gestrice del locale se per favore può cambiargli il tavolo per essere più tranquillo, no? seccatura anche questa, naturalmente. Più semplice chiedere alla maestra di intervenire, e per giunta non con aria supplichevole, ma con una buona dose di arroganza.
Vizio diffuso e perverso quello che spinge a non affrontare mai un problema in prima persona quando si tratti di rischiare un qualsiasi grado di conflitto, per ricorrere a un terzo qualsiasi, purchè non sia tu. Non sapersi difendere in prima persona, finisce sempre con la richiesta pressante di un intervento altrui. Come dire, la codardia manifestata di fronte a un conflitto, è direttamente proporzionale alla violenza che quel conflitto finirà col produrre.
Giu 18, 2011 @ 12:47:16
Forse, è perchè ci hanno sempre educato a fuggire dai conflitti, a non causarli (come se fossero sempre e cmq qualcosa di sbagliato) e a ritirarsi appena succedono: “Non litigare.” “lascia stare”, “non urlare”, “fai a finta di niente” e via dicendo. E la conseguenza è questa: di non aver sperimentato modi o stretegie con cui potersi difendere se non quella dell'”evitamento” invece di provare a viverlo cercando di starci dentro senza per questo aver “paura” di uscir distrutti.
Pratiche difficili, ma pur sempre imparabili. 🙂
Giu 18, 2011 @ 12:59:24
Sì Alice, anche se questo episodio indica qualcosa di diverso e di più rispetto alla strategia dell’evitamento. Il tizio in questione non voleva evitare il conflitto, voleva che se lo prendesse in carica qualcun altro al posto suo. E questo mi pare molto peggio dal punto di vista di una strategia di difesa centrata sulle relazioni, no?
Giu 18, 2011 @ 13:08:38
Volendo che qualcun altro se lo prendesse in carico, non è un modo per evitare di farlo lui stesso? Anche io urlo sempre al telefono (come mi ha fatto gentilmente notare qualcuno pubblicandomi in bacheca il tuo articolo), però davvero NON me ne rendo conto. E se uno me lo fa notare, chiedo scusa e cerco di “rimediare.” Perciò, non so se necessariamente avrebbe avuto una conseguenza “violenta “, la sua mancanza di coraggio. Non si è neanche dato la possibilità di provare a scoprirlo.
Giu 18, 2011 @ 18:54:37
Appunto… Carino il tuo amico!
Giu 18, 2011 @ 21:34:49
Certo che imparare a chiedere vuol sempre dire assumersi la responsabilità della propria posizione. Chi dice appunto, come suggerisce Alice, che la tipa non si sarebbe scusata?
Mi sembra di sentire sempre una grande tensione nelle relazioni e una propensione ad attaccare (a volte anche subdolamente) prima di provare a capire. La strada è lunga, ma ci possiamo provare, ogni giorno, ognuno di noi.
Giu 20, 2011 @ 17:59:34
Credo che la codardia con il relativo corollario di incapacità di prendere responsabilità delle prorpie azioni o dichiarazioni, della necessità di un po’ di coraggio nel farlo, e della irriducibile entitià di rischio da correre, sia oggi davvero una temitica che chiama in causa profondamente i nostri più intimi convincimenti.
Nessuno credo confligga tranquillamente o trovi il confliggere piacevole salvo le patologie.
Il problema che spesso vivo con fastidio è che pare naturale “nascondersi” dietro a chi ha coraggio tacendo, o anzi di più al momento opportuno cambiare bandiera senza nemmeno fare la fatica minima di sostenere ciò in cui si crede o che si è appena finito di convenire. O anche solo di giustificare il cambio di rotta. Vengono stravolte senza nessuna preoccupazione le regole etiche e anche quelle logiche e se si cerca di fare chiarezza allora si diventa impertinenti e la partita è conclusa. Difendersi dalla codardia altrui è molto difficile senza cadere nella prorpia.