Ristorante cinese. O giapponese. O un misto di entrmabi. Non so di preciso perchè non c’ero, mi è stato raccontato e poi chissenefrega, la geolocalizzazione mi sembra del tutto ininfluente in questo caso. Dunque, un signore dall’aria visibilmente infastitidita si piazza davanti alla gestrice del locale e con modi piuttosto seccati le chiede di dire alla cliente del tavolo vicino al suo di smetterla con il cellulare. Era venuto per rilassarsi, qui, e se quella continuava a parlare dei fatti suoi al telefono, non ci riusciva. Sgomento della proprietaria che tenta di allungare un non posso fare una cosa del genere. Insistenza del seccato che vorrebbe il locale affiggesse in vetrina un esplicito divieto all’uso di cellulari. La malcapitata signora dagli occhi a mandorla ritenta di dire che non le è possibile. Il seccato se ne va iperseccato.

Tipo: voltarsi e chiedere con gentilezza alla signora conversante e vociante al cellulare se per piacere può chiudere la telefonata, ovvero uscire per continuarla, o magari anche semplicemente abbassare la voce, no? Troppo difficile, certo, si rischia lo scontro magari. Una seccatura, non ci si può rilassare così. 

Tipo: chiedere alla gestrice del locale se per favore può cambiargli il tavolo per essere più tranquillo, no? seccatura anche questa, naturalmente. Più semplice chiedere alla maestra di intervenire, e per giunta non con aria supplichevole, ma con una buona dose di arroganza.

Vizio diffuso e perverso quello che spinge a non affrontare mai un problema in prima persona quando si tratti di rischiare un qualsiasi grado di conflitto, per ricorrere a un terzo qualsiasi, purchè non sia tu. Non sapersi difendere in prima persona, finisce sempre con la richiesta pressante di un intervento altrui. Come dire, la codardia manifestata di fronte a un conflitto, è direttamente proporzionale alla violenza che quel conflitto finirà col produrre.