Da un recente racconto trattengo parole che mi risuonano nella testa da qualche giorno. Mio figlio è molto in crisi e fa davvero fatica ad accettarsi. Ultimamente guardandosi allo specchio dice di farsi proprio schifo e così ha deciso di fare un trapianto di capelli.
Mi sembra una questione quasi assurda e il mio interlocutore credo l’abbia anche un po’ capito. Il problema però, non riguarda la scelta in sè che rispetto come qualsiasi scelta che ciascuno di noi è libero di fare, ma il racconto di questa madre che sento assai lontano dalla mia esperienza. Mi accorgo che se per me, ascoltare nelle differenze abissali è diventato abbastanza facile, quello che mi risulta ancora distante è sintonizzarmi. Come posso provare a comprendere ciò che questa madre sta vivendo e mi sta raccontando, cercando di immaginare come possono sentirsi un giovane uomo di ventitré anni per il fatto di essere stempiato e sua madre che lo sente parlare di schifo, riferendosi alla sua immagine riflessa?
Ci sono fili di significato che riesco a rintracciare e a tessere insieme seppur in presenza di storie ed esperienze molto lontane, altri che mi lasciano sospesa con interrogativi a bocca aperta.
Parliamo tanto di essere ma forse tutti noi ci troviamo ogni giorno a misurarci con i riflessi di questo bizzarro mondo che ci lasciano confusi, scontenti, alla ricerca di qualche strana perfezione che sembra coincidere con modelli decisi da ignoti. E allora via, alle crisi esistenziali di ciascuno.
Di recente mi sono sentita dire quasi con stupore: ma come, non sei contenta che tua figlia è così magra? Le taglie perfette, fissazione del nostro mondo, sembrano aver superato di gran lunga anche le tracce innegabili di malattie.
Sono questi i pensieri che mi frullano in testa mentre gironzolo per la città in attesa di passare a prenderti, al termine della tua ultima seduta dell’estate, dalla nostra maestra Feldenkrais.
Fai vedere alla mamma come corri. Con l’aiuto di Angela affretti il passo a rallentatore, lottando con la goffaggine dei movimenti delle tue gambe. Con un tuffo nella realtà, ti guardo negli occhi e, accompagnata dal familiare pizzico al cuore, ti vedo volare.




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