Colazione, iPad trespolato sul tavolino, comodo. Leggo il quotidiano on-line, navigo sul web, twittero su twitter e simili. Tavolino a fianco tre donne di tre età, probabile terno nonna-mamma-figlia. La mamma, accento milanese greve, alla Bossi per intenderci, tiene una concione sull’assemblea di condominio del giorno prima, per più di tre quarti d’ora. 

Brioche, cappuccio, analisi del voto referendario, situazione dell’economia europea, scambi di link con gli amici faccialibrini e twitterini, si accavallano con i problemi delle pulizie e di chi non le paga alla scadenza esatta, della veranda una-volta-abusiva-ora-condonata che è vecchia e produce infiltrazioni a causa dei basamenti di legno marciti. Non viceversa naturalmente, perchè io li sento uno per uno quei problemi, il terzetto a fianco invece, dei problemi che sto navigando, non ha la minima percezione.

La signora di mezzo, condominiosa e altisonante, si distrae per un solo attimo e riferendosi alla mia finestra sul mondo elettronica borbotta a mezza voce: “se l’è, l’iPod?”. Risponde la figlia che ha l’aria di aver già avuto esperienza digitale sul bollettino dell’oratorio: “no, è l’iPad!”. Replica “cos’è basta cambiare una vocale??” e chiusura dell’argomento distrattivo. Ritorno ai temi cruciali del pianerottolo.

Il bello della democrazia è che ci stiamo tutti, ognuno affacciato alla propria finestra. Si tratta di imparare ad avere rispetto delle prospettive che ognuno si è scelto di osservare.