cuori lontani di Irene Auletta

Nel mio lavoro incontro storie di tutti i colori. Storie che fanno sorridere, che suscitano tenerezza o che trasmettono fatiche e dolori. Queste ultime sono le più complesse da avvicinare perchè il loro calore a volte brucia e la paura di scottarsi è sempre in agguato.

Non voglio stare con queste persone che non conosco, questi non possono essere i miei genitori o perlomeno non lo sono più.

Così Agnes di tredici anni ripete da qualche mese agli operatori sociali che stanno aiutando lei e la sua famiglia a ritrovarsi dopo anni di distanza che hanno portato i genitori in Italia in cerca di lavoro e lei a costruirsi storie di nuovi affetti nel paese di origine. Le separazioni e gli abbandoni lasciano ferite profonde, che fanno male. A volte ci sono tessiture relazionali che riescono a sopravvivere e a inventare nuovi incontri, altre volte sembra che l’unico gusto possibile sia quello amaro delle occasioni perdute per sempre.

Con lui ho chiuso, non ne voglio più sapere. Questo bambino non è più mio figlio e io sono troppo stanca, dopo tutto quello che ho passato in questi ultimi anni.

In alcune circostanze particolarmente gravi o problematiche i bambini vengono allontanati dalle loro famiglie e chi attiva procedimenti di questo genere quasi sempre pensa di fare la scelta più giusta o forse di scegliere tra il minore dei mali.

Quando le storie tra genitori e figli si interrompono a volte si strappano e non basta nessuna delle potenti magie delle fiabe per recuperare danni crudeli e insanabili.

Figli che non riconoscono più i genitori e genitori che faticano ad accoglierli nell’espressione di una rabbia che urla il dolore di essere stati lasciati.

Anche queste sono storie d’amore e ogni volta come operatore mi richiamo ad avere rispetto e a sospendere quel facile giudizio che scatta quasi spontaneo di fronte ad emozioni insostenibili, come il rifiuto di un figlio da parte di una madre.

I processi di accettazione, di amore, di riconoscimento, accompagnano tante storie di relazioni tra genitori e figli, nelle situazione più svariate. Ogni volta che ne incontro una imparo qualcosa che spero diventi un rinnovato tesoro da investire nella prossima.

Ogni volta mi chiedo se i cuori lontani possono ancora sentirsi e imparare ad ascoltarsi dopo tanto silenzio e spesso, tanta sofferenza.

Una nonna mi racconta che il nipotino di nove anni, quando va a letto, dopo aver spento la luce si rivolge verso il comodino, alla fotografia del nonno scomparso pochi mesi fa dicendo buonanotte nonno!

Ci sono verità che vanno oltre la nostra capacità di comprenderle o trattenerle. Nel saluto di questo bambino c’è la speranza che anche a distanza i cuori possano ancora sentirsi.