Per anni ci hanno insegnato a trattenerci, a non esprimere, a mantenere le buone maniere e così siamo diventati esperti di quel sorriso tirato che ho riconosciuto tante volte sul mio viso e riflesso in quello di tanti altri, donne e uomini.
Ci sono voluti anni di lavoro, l’incontro con la bioenergetica, la provocazione continua della vita e gli schiaffi sempre più forti dei drammi dell’esistenza, per farmi alzare lo sguardo e volgerlo altrove.
Ci è voluto l’incontro con il mio limite e la pazienza degli eventi che, come gocce cinesi, non hanno smesso di far incontrare fuoco e benzina.
Una maestra mi ha aiutato a vedere, incontrare ed avvicinare lo strano minuetto giocato dalla rabbia e dal dolore, dalla passione e dalle emozioni, dall’insegnamento di trattenere e dal bisogno di lasciar andare.
Alla fine ce l’ho fatta.
Prima è comparso il rantolo, soffocato, chiuso in gola e trattenuto negli occhi.
Poi è esploso il ruggito o, come direbbe Clarissa Pinkola Estes, ho incontrato la lupa e con lei, ho iniziato una folle corsa.
Tutto il resto è una nuova storia, ma oggi, negli occhi altrui, nei finti sorrisi, nelle parole di circostanza, negli sguardi sinceri, scopro mondi nuovi e ricchi di significati.
Ogni tanto lo sento, il mio ruggito, e gli sorrido perchè ho imparato a volergli bene e a capire cosa sta cercando di dirmi.
O quanto meno ci provo.
Giu 23, 2011 @ 13:14:01
Irene non è la prima volta che mi commuovi e mi metti i brividi. E’ quell’invito a guardare con fiducia dentro alle persone e alle cose che mi sollecita e mi sorprende ogni volta come una scoperta. Guardare con quello sguardo che intreccia e intesse un processo lento, lungo, a volte doloroso… si passa dal vedere al guardare e dal guardare al ri-guardare, nel senso dell’avere riguardo per se stessi e per gli altri.
Giu 24, 2011 @ 15:15:06
grazie Nadia! con la tua lettura ogni volta tu aggiungi nuovi livelli di profondità e di intrecci possibili.